Varie, 17 settembre 2004
SALVI
SALVI Enzo Ostia (Roma) 16 agosto 1963. Attore. Noto come ”Er Cipolla” • «L’espressione un po’ ”fracica”, di chi non ha un presente, né un passato e nemmeno un futuro (ma possiede solo l’imperfetto), un coattone strafatto con i capelli intorcinati e gli occhi a mezz’[...] comincia a raccontare a un gran pubblico romano ingordissimo di lazzi e di sghignazzi a gola spiegata una visita dal dentista: ”Sono arrivato sul pianerottolo distrutto, sembravo una figura mitologica: mezzo uomo, mezzo zerbino. Non ce la facevo nemmeno a respirare. Così ho avvicinato i capelli alla porta... e ho bussato con la forfora. Mi ha aperto la segretaria del dentista, non potete capì chi era. Ci hai presente Claudia Schiffer? Dopo un incidente col vetriolo... aveva la faccia, tutta bucarellata... Le ho detto: ”Ma che stai sul cazzo alle zanzare?’”. E si continua con numeri iperbolici di mimesi linguistica e abbondanti risorse di buffoneria orrida, quindi mai volgare: ”Sembrava di star dentro un,astronave. Certe sedie in alluminio aromatizzato... scomode... Guardo in fondo alla sala... ho visto uno, gli ho fatto: ”Bravo eh, l’unica con i braccioli te la sei presa te!’. Questo mi guarda e mi fa: ”Ma quali braccioli?! Ma non lo vedi che ci ho le stampelle?’. Gli ho detto: ”Scusa Robocop, fuori servizio non ti avevo riconosciuto’””. vero. Finalmente il popolo dei coatti romani ha il suo profeta di strada, nume selvaggio, Verdone allo stato brado. E come per Tarzan basta il soprannome, Er Cipolla, a celebrare il delirio capitolino per Enzo Salvi, a evocare la sua possanza comica, a innescare la bomba di un Homo Hilaris di prima classe proletaria, destinato a essere un soggetto televisivamente ”impresentabile”, un burino reietto dal circuito nazionale, un paria senza pari. Non più giovanissimo, sembrava destinato a rimanere un passaparola dell’Urbe capitolina, da ingabbiare all’interno del Raccordo anulare nelle consuetudini del folklore, come la pajata e la coda alla vaccinara. [...] Faccia di pongo alla Petrolini, Frankenstein di quell’Avanspettacolo trucido che viaggia tra Bombolo e Thomas ”Monnezza” Milian, la sbottonata esuberanza del Cipolla ha un pedigree curioso. Nato a Ostia, diplomato perito agrario, sposato con due figli, pazzo per pappagalli cacatua, Salvi è a tutt’oggi un impiegato (part-time) all’ufficio elettorale del Comune di Roma. In mezzo, dall’86 al ”91, fa il presentatore della Sagra del Carciofo, il conduttore di Miss Ragazza in Jeans, l’intrattenitore di Un’Italiana per Miss Mondo. Fa ditta con Mariano D’Angelo, nascono i Mammamia Che Impressione, e nel ”93 vincono il primo Festival Nazionale dei Nuovi Comici. Costituzione da karateka in disarmo, sguardo allucinato, sorriso accidentato, Salvi è un comico d’eruzione che si produce in un umorismo fisico davvero senza precedenti in casa nostra, violento e infernale, buffonesco e iperbolico, tutto un muoversi da Gallo Cedrone amfetaminico, con i pesci piranha nella flebo. [...] Sarebbe stato forse contento Pasolini di ritrovarsi un Ninetto Davoli modernizzato che ha capito a fiuto che gli uccelli, i fiori, la poesia, i comici con il buonismo incontrollabile, gli intellettuali con l’ingegno lavabile non migliorano la qualità della vita quanto un bel derby Roma-Lazio. Per Enzo Salvi, infatti, la commedia è una tragedia continuamente interrotta. Dietro i suoi strali beffardi c’è anche l’ombra di Stanlio: quel comico che richiudeva la finestra dietro di sé dopo essersi gettato nel vuoto» (Roberto D’Agostino, ”L’Espresso” 20/5/1999).