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 2004  settembre 17 Venerdì calendario

Saatchi Charles

• Bagdad (Iraq) 9 giugno 1943. Magnate • «Metà del celebre duo Saatchi&Saatchi, che negli anni ’80 riscrisse le regole della pubblicità, conquistando il 5 per cento del mercato mondiale [...]»(Annalisa Piras, “L’Espresso” 20/12/2003) • «[...] ricorda un orso dei cartoni animati e come ogni orso che si rispetti questo ebreo iracheno [...] non ha altro interesse che quello di cercare il miele. Ma il miele che piace a Saatchi si chiama con un nome molto preciso “arte contemporanea”. Ne è così ghiotto che è capace di farne scorpacciate incredibili. Lo chiamano il Citizen Kane del mondo dell’arte per il suo carattere scontroso e recluso [...] è diventato prima famoso fondando l’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi insieme a suo fratello Maurice nel 1970 oggi diventata un impero anche se non più di sua proprietà. Da pubblicitario si è poi trasformato in collezionista a tempo pieno tanto che molti dicono non sia solo un collezionista ma anche un mercante visto che quello che compra poi al momento di solito giusto lo rivende con enormi guadagni, basti pensare allo squalo in formaldeide di Damien Hirst comprato per 90,000 dollari nel 1992 e poi rivenduto ad un collezionista americano per 13 milioni di dollari. Ma questo è uno dei suoi tanti affari. Anche se la sua foga di comprare e vendere a volte lo frega. Il coniglio di Koons , quello famoso di acciao inossidabile, lo comprò per due soldi nel 1986 rivendendolo a metà degli anni ’90 per 900 mila dollari sempre ad un americano . Sembrava un cifra esorbitante [...] con l’assalto alla carovana di Wall Street ancora in corso una dei tre esemplari di quel coniglietto è stato venduto a un anonimo compratore per 80 milioni di dollari. Ma Saatchi non ha rammarichi: il suo metodo in fondo è diverso da quello di un collezionista vecchia maniera che compra per costruire un patrimonio culturale, lasciando poi un’eredità e una storia. Saatchi non crede nell’immortalità della cultura ma è un fanatico dell’oggi, del momento, della zampata giusta al momento giusto. Re Mida lo chiamano anche se è una questione di punti di vista e di percentuali. Per ogni Damien Hirst diventato ci sono centinaia di altri artisti usati e gettati. La prima opera d’arte comprata da Saatchi nel 1973 era dell’artista inglese David Hepher uno sconosciuto sul quale il tocco di Mida non ha funzionato. Cosi per tanti altri. La mostra Freeze, che nel 1988 fu il punto di partenza del tornado dei Yba, Young British Artists, fra i quali Damien Hirst e dalla quale Saatchi, fino ad allora concentrato sull’arte americana e sulla pittura del neo-espresionismo tedesco e la Transavanguardia, iniziò a pescare comprendeva sedici artisti. Di questo gruppetto solo pochi sono sopravvissiuti alla moda, al tempo e al mercato. Il suo ideatore Angus Fairhurst si è tolto la vita tragicamente [...] senza aver mai potuto raggiungere la notorietà e la ricchezza di amici come Sarah Lucas, Gary Hume e il solito Damien Hirst. Sandro Chia, una delle memorabili tre C, gli altri sono Cucchi e Clemente, della Transavanguardia ha accusato Saatchi di avergli rovinato la carriera mettendo in vendita di colpo tutte le opere che aveva in collezione facendo crollare il mercato. In realtà la storia non sta proprio così. Il collezionista londinese aveva solo sette lavori del pittore italiano che vendette a ottimi prezzi in modo discreto attraverso i mercanti dell’artista. La responsabilità di Saatchi nel declino di Chia è limitata. Ma tuttavia nel mondo dell’arte è sempre necessario un “cattivo” contro cui scagliarsi quando le cose vanno male e a Saatchi questo ruolo volente o nolente viene appioppato spesso. La teoria della cospirazione è uno dei paracaduti più comuni usati da artisti, curatori e critici per giustificare i propri insuccessi. Se c’è però uno fin troppo ecumenico questo è invece proprio Saatchi. Il suo sito internet è una banca data incredibile. Si può trovare la documentazione su centinaia di artisti di tutto il mondo. La qualità certo non è diffusa ma l’informazione su cosa è meglio evitare di conoscere più a fondo nel mondo dell’arte è vasta. Il successo di Saatchi si basa sulla teoria dei grandi numeri. Se compri 100 artisti cinesi è possibile che tre siano dei grandi artisti. Se compri 20 lavori per ognuno di questi tre artisti è probabile che ti ritrovi nelle mani un capolavoro che ti ripagherà di quello investito nelle altre chiamiamole “fregature”. I grandi nomi sopravvissuti alle mandibole di Charles, come un tempo veniva chiamato il collezionista da quelli che volevano far credere fosse un loro intimo, sono alla fine della giornata molto pochi, Koons, Hirst, Doig, Lucas, Chapmans, Ofili. Il problema di Saatchi è un problema comune a molti collezionisti, critici e curatori. Ovvero quello di pensare in base ai successi ottenuti di essere dei creatori di talenti e non degli scopritori. Nessun collezionista, nessun critico e nessun curatore può creare un grande artista. Al massimo può avere la fortuna e il fiuto di scoprirlo. Illudersi di avere il potere di inventarsi un Picasso o un Hirst è il peggior difetto di qualsiasi professionista dell’arte contemporanea. Il fenomeno dei Yba che ha definitivamente stabilito la fama e il potere di Saatchi nel sistema dell’arte fu un fenomeno basato su tre componenti che difficilmente si potranno verificvare ancora. La prima componente fu la nascita di un gruppo di artisti innovativo. La seconda la presenza di un collezionista, Saatchi appunto, capace di capire questo potenziale di investirci sopra. Terza e ultima ragione del successo dei Yba la nascita di una nuova rivista, Frieze, capace di fare da cassa di risonanza alle idee e al lavoro di questi artisti. Dopo i Yba e la mostra Sensation alla Royal Accademy di Londra che santificò la giovane arte inglese ma che ne segnò anche i limiti, Charles Saatchi non ne ha più in realtà azzeccata una. Il credersi onnipotente lo ha assottigliato la sua capacità di intercettare il genio e il capolavoro. La costante overdose di arte ha riportato il collezionista nei panni del pubblicitario, novità dipendente e incapace di selezionare la qualità e la rarità delle opere d’arte. In questa mattanza da un paese all’altro da un medium all’altro molti grandi talenti degli ultimi [...] anni sono sfuggiti agli arpioni di questo capitano Achab dell’arte contemporanea. Passato dalla pittura alla scultura dalla Cina al Mondo Arabo Saatchi ha fatto confusione fra linguaggio e geografia, fra vere idee e divertente folclore. È un peccato perché la sua passione e la sua energia hanno fatto un gran bene alla diffusione dell’arte contemporanea. Paradossalmente da cacciatore Charles Saatchi è diventato preda del suo stesso gioco. La sua terza moglie, la maestra di cucina televisiva Nigella Lawson, potrebbe ricordargli che troppi cuochi rovinano la minestra. Anche se nel suo caso si dovrebbe dire che troppe minestre hanno rovinato il cuoco» (Francesco Bonami, “Il Riformista” 15/2/2009).