15 settembre 2004
Tags : Abel. Prieto
Prieto Abel
• Nato a Pinar del Rio (Cuba) l’11 novembre 1950. Politico. Ministro della Cultura cubano. «Scrittore, dal 1977 ministro della Cultura di Cuba, è uno dei delfini e probabile successore del leader maximo. [...] ”Non sono un politico, anche se copro un incarico ministeriale. Credo che non potrò mai allontanarmi dal campo della cultura, dove mi sento a mio agio”. Il ministro-scrittore è un fiume di parole sulla bontà della rivoluzione cubana, sugli ultimi difficilissimi dieci anni, sul ”criminale” embargo statunitense e liquida i vari gruppi di opposizione: ”Un manipolo di opportunisti che non hanno nessuna influenza nel paese”. Preferisce tornare sul dopo Castro che ”lo stesso Fidel sta preparando, fedele al motto ’gli uomini passano, il partito resta’. Lo fa favorendo un ricambio con giovani leve”. [...] ”detesta la parola transizione. ’Non mi piace. L’associo alla restaurazione capitalista. Sono convinto che a Cuba non si verificherà quanto accaduto in Urss. Le future generazioni che assumeranno la guida del paese non hanno alcuna alternativa al socialismo. Certamente rivisto, rinnovato. Il crollo dell’Urss ha danneggiato moltissimo Cuba dal punto di vista economico. Ma ha fatto molto bene sul piano ideologico. Ci ha costretto a un confronto con vecchi dogmi, a ripensare al socialismo in un modo più aperto, senza però rinunciare ai principi di base. Un percorso che sta maturando lo stesso Fidel”. [...] Quella descritta da Prieto è una Cuba quasi inedita, piena di contraddizioni, in cui convivono rock e musica locale, ambizioni piccolo borghesi a fondo anche razzista e libera sensualità. Cultura europea e tradizioni latinoamericane. Intorno ai protagonisti si agita una società in mutamento: gli ”arrivati” di una nuova Cuba, l’emigrazione a Miami negli anni ’80. E poi i colori di Cuba, la storia di una amicizia e, sullo sfondo, la musica dei Beatles. Le canzoni di quei quattro ragazzi inglesi, per anni vietate perché considerate ”deviazioniste” [...]» (Dina Nascetti, ”L’Espresso” 19/4/2001).