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 2004  settembre 14 Martedì calendario

PENNACCHI

PENNACCHI Antonio Latina 10 settembre 1950. Scrittore • «Uno scrittore operaio. [...] Fratello di Gianni (ex Servire il popolo, giornalista prima della ”Stampa” e adesso del ”Giornale”), fratello anche di Laura (ex sottosegretario al Tesoro con Prodi, diessina così dura da essere considerata la Thatcher Ds), [...] usa un italiano piuttosto colorito. [...] ”Quando vado a un convegno, non riesco a star zitto. A un certo punto devo per forza alzarmi e dire il contrario di quello che è stato detto fino a quel momento [...] Mia madre diceva che parlo a vanvera. Mia moglie che sono un incontinente verbale. [...] ho fatto lotte politiche e sindacali. M’hanno espulso dal Msi, dalla Cgil, dal Pci. Sono stato in Servire il popolo con Brandirali, nel Psi, nella Uil. Mi sono iscritto all’università a 40 anni, mentre ero in cassa integrazione. Avrei voluto fare l’esame di letteratura italiana con Asor Rosa. Pensavo: ”Scrive sull’’Unità’, bravo compagno’. Poi ho sentito la prima lezione ho detto: ”Ma vaffanculo’ [...] Per pubblicare il primo libro ci ho messo otto anni. L’ho mandato a 33 editori, ho avuto 56 rifiuti [...] A qualcuno gliel’ho mandato tre volte” [...] Le origini: papà trattorista, impegnato nella bonifica delle paludi pontine, mamma che fa la fame in Veneto? ”E poi fa sette figli”. Tra i quali il famoso Gianni e la famosa Laura. Gianni, anche lui a Servire il popolo. Oggi al ”Giornale di Berlusconi”. [...] ”Ho chiamato Maurizio Belpietro sei volte. Niente. Io collaborerei volentieri col ”Giornale’. Se fosse chiaro che dico quel cazzo che mi pare. Sono disposto a vendere il culo ma non la lingua. Io me so fatto espelle dalla Cgil. A Sergio Cofferati je vojo bene ma un giorno je stavo pe’ menà [...] Io sono stalinista. L’unica morale della politica è la politica! Al funzionario sindacale che ce rompeva i coglioni noi je menavamo [...] A me non m’ha aiutato un cazzo di nessuno. Tantomeno i miei fratelli. Mio fratello m’ha allungato soldi ma mai una parola con qualche giornale. Anzi, io j’ho raccontato le mie storie e lui me le ha fregate. Lassamo perde [...] Mia zia che muore, le allucinazioni quando avevo la pleurite a tre anni [...] Sono stato in seminario due anni [...] Quando sono tornato dal seminario il problema era lo spazio. Mio fratello Gianni mi disse: ”M’hai fregato il cassetto’. Con lui erano scazzottate continue. Ci menavamo ai giardini. La gente ci vedeva passare e urlava: ”Ahò, ce so’ i Pennacchi che vanno a menasse’ [...] Tutti i miei fratelli erano di sinistra. Io ero il ribelle. Mi chiamavano Antoniaccio [...] Io non ho commesso reati di sangue. Ma ero disponibile. Mica io solo. Tutti quegli stronzi che adesso dicono: ”Io venivo solo alle manifestazioni, ero contrario alla violenza’, dicono il falso! Quando passavamo noi della Volante Rossa, tutti ”sti compagni battevano le mani! [...] Ero contro lo Stato borghese che faceva 10 morti al giorno in infortuni sul lavoro. Ho simpatizzato fino a che non hanno ammazzato Moro. Finché l’hanno rapito mi stava bene. Ucciderlo è stato da giustizieri della notte. Ma io sono cambiato davvero quando è arrivata la crisi in fabbrica. Da allora sono diventato socialdemocratico [...] Nel 1990, all’università. Gli autonomi parlavano male di Lama. Lama non me lo dovete toccà. Mi salvarono i ragazzi della Fgci [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” 29/3/2002).