14 settembre 2004
Tags : Jamie. Oliver
Oliver Jamie
• Nato a Clavering (Gran Bretagna) il 27 maggio 1975. Chef. «[...] un cuoco da televisione, che ha un enorme seguito [...] cresciuto al ”River Café”, il ristorante di Ruth Rogers (moglie di Lord Rogers, l’architetto) e di Rose Gray che ha promosso l’Italian food a Londra, approdato in tv con The Naked Chef, dove lo ”chef” è metaforicamente nudo perché non fa trucchi [...]» (Alessio Altichieri, ”Corriere della Sera” 22/3/2005). «Il piatto è servito: la Gran Bretagna ha proclamato un cuoco suo nuovo santo nazionale. La ricetta per la santità all’inglese nel 2002 prevede i seguenti ingredienti: compassione, efficienza e carisma. Il tutto frullato con telegenia e sensualità, brasato a lungo nella nuova cultura gastronomica e decorato da un’abbondante spolverata di culto della celebrità. Jamie Oliver a 27 anni è passato da cherubino del focolare tv a modello di successo e santità, spodestando icone nazionali quali Bob Geldof e Richard Branson. Grazie a un progetto filantropico che ha fatto piangere la nazione e a un aumento delle vendite dei supermercati Sainsbury’s , suo sponsor, pari a 1 miliardo di sterline. Il biondo e sexy giovanotto imperversava da anni in televisione, con programmi di cucina, e in libreria con un best seller dopo l’altro. The Naked Chef (il cuoco nudo) della Bbc aveva segnato nel ’99 il trionfo della nuova cultura della cucina in una nazione fin lì sommariamente divisa tra mangiatori di salsiccia e patate e sofisticati gourmet. The Naked chef, girato nella sua vera cucina, lo lanciò come modello del ”lad”, il nuovo uomo, sexy, alla mano, sensibile, in grado di cucinare manicaretti semplici, tradizionali o esotici, senza per questo perdere un’oncia della sua virilità. Oltrettutto usando un nuovo slang, il mockney (il finto cockney), immediatamente ripreso dalla popolazione. Troppo perfetto per essere vero il fenomeno Jamie sembrava destinato a sgonfiarsi rapidamente. La sua ultima impresa ha però spiazzato anche i critici più severi. E il sofisticato editorialista del ”Guardian”, Mark Lawson, ha definito perfetta la sua ricetta di ”modi egalitari e coscienza sociale”. All’apice della fama, con un contratto da un milione di sterline l’anno per pubblicizzare i supermercati Sainsbury’s, Jamie ha investito energie e finanze in un ristorante-progetto, Fifteen, nel quale avrebbe formato come chef 15 ragazzi disoccupati e difficili. Sembrava una mossa pubblicitaria, ma poi su Channel 4 è andato in onda un documentario intitolato Jamie’s kitchen. Per un mese, 5 milioni di spettatori sono restati incollati ai teleschermi per seguire il braccio di ferro, tra pentole e fornelli, di Jamie con gli sgangherati aspiranti cuochi. Tre su 15 hanno disertato, gli altri hanno subito una straordinaria metamorfosi. Rivelatosi un duro generoso sotto le telecamere, Jamie ha poi rivelato che Fifteen era stato in realtà finanziato da un’ipoteca sulla casa di famiglia per un milione e mezzo di sterline. E che i proventi saranno investiti in formazione. Ha così dimostrato che passione e tenacia possono fare un cuoco provetto anche di un teppista [...]» (Annalisa Piras, ”L’Espresso” 9/1/2003).