14 settembre 2004
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Puljic Vinko
• Nato a Banja Luka (Bosnia) l’8 settembre 1945. Cardinale. «[...] rimase orfano di madre a soli tre anni. Di famiglia poverissima, fu aiutato da un monaco trappista che vendette la propria moto per consentirgli di pagare la retta in un seminario di Zagabria. Nel 1990 è diventato Arcivescovo di Sarajevo, e a Sarajevo ha vissuto l’esperienza del lungo e sanguinoso assedio. Più volte sostenne la necessità di un intervento armato per liberare la città: ”La pace vera e giusta non si costruisce con le armi, ma è altrettanto certo che questo principio vale solo se l’aggressore è disarmato”. Colpito dalle parole del cardinale Puljic, subito dopo il Natale del 1994 l’allora sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, portò a Sarajevo alcuni disegni dei bambini della sua città. Più avanti l’intervento della Nato guidata dagli americani avrebbe posto fine alla guerra. Nel 2002 vinse il Premio internazionale per la pace, consistente in 100 mila euro, conferito dalla diocesi dell’Aquila. Lui li impegnò in opere di carità ma li ha ricevuti soltanto [...] dopo molte e imbarazzanti sollecitazioni» (’La Stampa” 14/4/2005). « stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1970 per la sua diocesi natale di Banja Luka, nella cattedrale di Djakovo. Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato per tre anni cappellano a Banja Luka, fino alla primavera del 1973. Prima di recarsi nella parrocchia di Sasina, dove rimase da giugno a novembre 1973, ha lavorato per tre mesi nella Curia Vescovile di Banja Luka. Dal 1973 al 1978 è stato parroco di Ravska, nei pressi della miniera di Ljubija. Nell’autunno del 1978 è stato nominato padre spirituale del Seminario Minore ”Vicko Zmajeviç” di Zadar, dove è rimasto per ben nove anni, conoscendo così molti dei futuri sacerdoti delle diocesi di Zadar, di Rijeka-Senj, di Poreã-Pula, in Croazia, e di Banja Luka e di Vrhbosna, Sarajevo in Bosnia ed Erzegovina. Nel corso della sua permanenza a Zadar è stato anche confessore del monastero delle benedettine ed ha guidato numerosi esercizi spirituali per i sacerdoti, i seminaristi, le religiose. Nell’estate del 1987 è stato nominato parroco di Bosanska Gradiska, nella sua Diocesi. Nell’estate del 1990 è stato trasferito a Sarajevo in qualità di Vice Rettore del Seminario Maggiore della Provincia ecclesiastica di Vrhbosna. A Sarajevo lo ha raggiunto, il 19 novembre 1990, la nomina ad Arcivescovo di Vrhbosna, Sarajevo. diventato così il sesto Arcivescovo di quella Sede dalla ricostituzione della gerarchia ecclesiastica ordinaria nel 1881, dopo l’occupazione dei turchi durata oltre quattro secoli. Giovanni Paolo II gli ha conferito l’ordinazione episcopale nella Solennità dell’Epifania del 1991 presso la tomba di San Pietro. Il suo ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Vrhbosna, Sarajevo è iniziato il 19 gennaio 1991. Ha iniziato subito le visite pastorali nella sua Diocesi per conoscere meglio la realtà religiosa e sociale. Durante tali visite ha dedicato una particolare attenzione all’incontro con i sacerdoti. In quei mesi a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina, come pure nel resto della ex Jugoslavia e in altriPaesi ex comunisti, dopo il crollo del Muro di Berlino soffiava il vento di libertà e di democrazia. Ma ben presto si sono visti anche i primi segnali del male che arrivava. Nell’agosto 1991 hanno avuto inizio le ostilità in Croazia. In Bosnia ed Erzegovina i combattimenti sono cominciati nel novembre dello stesso anno a Ravno, a sud del Paese, mentre nell’aprile 1992 hanno avuto inizio gli assedi delle città, compresa Sarajevo. Nella situazione venuta a crearsi con la guerra si è impegnato subito per aiutare migliaia e migliaia di profughi ed esuli mobilitando tutte le forze della Chiesa e degli uomini di buona volontà. Soprattutto ha iniziato a lanciare numerosi accorati appelliper il rispetto dei diritti inalienabili della persona umana senza distinzione di etnia e di credo religioso, per il diritto di ciascuno a vivere nel proprio focolare, per il rispetto reciproco, per l’unità nella pluralità del Paese. Per tale suo atteggiamento è stato più volte osteggiato. Nella sua instancabile opera di pace, varie volte ha incontrato personalità politiche, dal Presidente della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina, Alija Izetbegoviç, al Presidente della Repubblica di Croazia, Franjo Tudjman, fino al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Boutros Boutros-Ghali ed altri uomini politici, in patria e all’estero. Ha avuto modo inoltre di incontrare capi religiosi ortodossi e musulmani della Bosnia ed Erzegovina per dare un maggiore impulso all’impegno delle religioni per la giusta pace: significativo l’incontro interreligioso nell’ottobre 1993 a Sarajevo con la partecipazione del Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio ”Cor unum”, il Cardinale Roger Etchegaray; del Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina, l’Arcivescovo Francesco Monterisi; dei capi religiosi cattolici, ortodossi, ebrei e musulmani della città e del Paese. Oppure, l’incontro del 17 maggio 1994 nell’aeroporto di Sarajevo a cui hanno preso parte il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa, Alessio II; il Patriarca della Chiesa Ortodossa Serba, Pavle; e l’Arcivescovo Metropolita di Zagabria, il Cardinale Franjo Kuhariç. Non poche volte ha rischiato la propria vita recandosi in visita pastorale alle sue parrocchie, soprattutto quelle colpite dal flagello della guerra. In una di tali visite, è rimasto imprigionato per 12 ore dai militari serbi a Ilida, nei pressi di Sarajevo, correndo un serio rischio quando, con un blindato dei militari dell’ONU, Unprofor, era diretto a Vares, città in mano dei croati ma occupata poi dai musulmani. Nonostante fosse nel mirino di chi non era d’accordo con il suo atteggiamento, ha guadagnato stima universale tra la gente e tra i politici, diventando punto di riferimento nei momenti più difficili e nelle crisi più acute. I suoi messaggi radiofonici o scritti sono sempre ben accolti dalla gente sia cattolica, che musulmana e di altre religioni. Varie volte ha mostrato di saper essere vero costruttore della pace evangelica, sensibile alle sofferenze della gente, aperto al dialogo e fedele ai principi della convivenza tra i vari gruppi sociali, religiosi ed etnici. Da Giovanni Paolo II creato e pubblicato cardinale nel Concistoro del 26 novembre 1994, del Titolo di S. Chiara a Vigna Clara» (www.vatican.va, Sala Stampa della Santa Sede).