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 2004  settembre 13 Lunedì calendario

NEWMAN

NEWMAN Randy New Orleans (Stati Uniti) 28 novembre 1943. Compositore. «Figlio di Irving Newman, fisico e scrittore, e nipote del grande compositore Alfred Newman (ma ci sono moltissimi altri compositori nella famiglia Newman: Thomas, Carroll, Maria, David, Emil, Lionel e Joey). Sarà forse per questo che Randy già a 16 anni componeva canzoni al pianoforte: rigorosamente su commissione. E a 22 si dilettava a mettere su spartito un’intera colonna sonora: quasi a prefigurare quel che avrebbe fatto da grande. Da grande il successo arriva dapprima attraverso la collaborazione con un bel po’ di giganti della pop-song americana: Pat Boone e Gene Pitney, Judy Collins e Frankie Laine, Cilla Black, Harry Nilsson e i Nashville Teens, tanto per citarne alcuni. Poi, con la composizione di centinaia di canzoni (una fra tutte: You Can Leave Your Hat On, portata al trionfo dal film 9 settimane e mezza) e di una serie impressionante di colonne sonore: da Ragtime a Three Amigos, da Forrest Gump (è sua la canzone Mr. President, Have Pity on the Working Man) alla recentissima Monsters, Inc.. Che gli ha fruttato finalmente l’Oscar, dopo la bellezza di 16 nominations» (’L’Espresso” 18/9/2003). «Parlando dei musicisti che mi piacciono riesco a spiegare meglio il mio nuovo lavoro. Adoro Fats Domino, Fats Waller e in generale tutti quelli che hanno un Fats davanti al cognome. E poi John Lee Hooker, che era un chitarrista straordinario [...] Paolo Conte è l’artista che sento più vicino a me in assoluto [...] E una volta l’ho anche incontrato, ma non è stato molto cordiale. Forse aveva fretta, o magari era nervoso. Chissà...[...] Se faccio musiche per film, la mia dimensione ideale è sicuramente quella della grande orchestra: anche perché io amo arrangiare quasi quanto ami comporre. In concerto, invece, il meglio è forse proprio la dimensione solistica: ti permette di essere attentissimo alle reazioni del pubblico, di calibrare al meglio le battute, di rettificarle e modificarle in un nano-secondo. Tutte cose che con l’orchestra non si possono fare [...]» (Roberto Gatti, ”L’Espresso”, 18/9/2003).