Varie, 13 settembre 2004
MURAKAMI
MURAKAMI Haruki Kyoto (Giappone) 12 gennaio 1949. Scrittore • «Idolatrato da alcuni come scrittore di culto, al pari di un Vonnegut o un De Lillo ai quali viene spesso paragonato, discusso e liquidato da altri con la generica etichetta di scrittore post-modern (che non si sa bene cosa significhi), forse, sconcerta per la sua assoluta mancanza di plausibilità. Le sue storie, tutte, hanno una trama che a, volerla riassumere, risulta priva di senso [...] Agnès Giard ha sottolineato come le sue opere lascino ”un gusto di niente in bocca”, quella sensazione di languida disperazione che i giapponesi definiscono ”mono no aware”, che si potrebbe tradurre come ”ahimè! le cose...”» (Renata Pisu, ”la Repubblica” 18/6/2002) • « sempre stato uno molto regolare nelle sue abitudini, arrivava verso le sei di pomeriggio e se ne andava quando era quasi l’alba: Haruki Murakami, prima di diventare il nuovo astro letterario del Giappone, aveva una doppia vita. [...] gestiva uno dei più noti jazz bar di Tokyo. Nel suo locale sempre stracolmo di gente osservava e prendeva appunti su tutti quegli strani tipi che sarebbero diventati i protagonisti dei suoi racconti in stile Raymond Carver. [...] è l’esponente - lo dice lui stesso - ”di una generazione pop” che si riconosce in miti occidentali che vanno dalla letteratura alla musica, da Kerouac alla Beat generation ai Bee Gees, agli Abba. Murakami racconta di disoccupati, déraciné e ”sfigati”, ma è molto più sanguigno, carnale e virulento della lieve, incorporea e quasi eterea Yoshimoto che crede nella New Age, nei miracoli e nella reincarnazione. Entrambi da ragazzi si sono alimentati di musica, cartoons e fumetti. Ma, quanto i protagonisti dell’autrice di Kitchen e Honey moon sono lievi, scarni ed essenziali, votati al suicidio e all’autocommiserazione, tanto i personaggi di Murakami sono solidi, aggressivi e per nulla ripiegati su se stessi. Così è diventato lui il portavoce degli istinti di ribellione degli impiegati frustrati, delle ragazzette in calzini bianchi che frequentano i sexy-shop e sognano borse firmate, degli universitari e degli intellettuali che invece sognano il dolce far niente. [...] Il segreto del suo successo è proprio nella protesta, nell’odio contro le classi dirigenti, contro quelli che hanno sgobbato, si sono piegati a tutto pur di diventare ricchi e famosi [...]» (Mirella Serri, ”L’Espresso” 6/12/2001).