varie, 13 settembre 2004
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Conte Nicola
• Bari 1962. Musicista • «Il mio primo amore è stato [...] Desafinado del sassofonista Coleman Hawkins. Sono rimasto un collezionista di dischi in vinile [...] sono un caso anomalo. Per dieci anni ho fatto il dj, poi ho sentito il bisogno di crescere, mi sono messo a studiare pianoforte e chitarra e a comporre musica in modo tradizionale, lasciando da parte l’elettronica. [...] sto facendo il percorso inverso di Quincy Jones. Lui da trombettista e arrangiatore è diventato compositore e band leader. Io invece sto perfezionando solo ora le mie capacità di strumentista. Abbiamo una cosa in comune, ci piace usare la sala di registrazione come uno strumento. questa la grande innovazione che i dj hanno operato sulla musica, e io ne faccio tesoro [...] Al liceo, quando scoprivo Chet Baker, leggevo Sartre, Camus e gli scrittori della Beat Generation [...] Per me allora il jazz era il completamento ideale di una struttura intellettuale, di uno stile di vita in cui mi riconoscevo completamente. Così mi proiettai in quella musica, in quello stile, persino in quel modo di vestire. Il cinema ha fatto il resto: le colonne sonore dei B-movie degli anni 70 e i film in bianco e nero come Il servo di Losey [...]» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 13/9/2004).