Fonti varie, 7 settembre 2004
Anno I - Trentaquattresima settimanaLa strage di Beslan (almeno 330 morti, di cui 156 bambini) è durata tre giorni: da mercoledì 1° settembre a venerdì 3 settembre
Anno I - Trentaquattresima settimana
La strage di Beslan (almeno 330 morti, di cui 156 bambini) è durata tre giorni: da mercoledì 1° settembre a venerdì 3 settembre.
Mercoledì. A Beslan, piccolo centro di 30 mila abitanti dell’Ossezia settentrionale (siamo nel Caucaso), è il primo giorno di scuola. Bambini in festa, maestre in attesa, genitori con mazzi di fiori. Ci troviamo nella scuola numero 1 della città, una media. Nel corso dell’estate l’edificio è stata ristrutturata, adesso appare come nuovo con i suoi mattoni rossi. Proprio durante i lavori di ristrutturazione estivi, degli uomini - forse provenienti dalla vicina Inguscezia - hanno dato mance agli operai e ai capi-cantiere per portar dentro e nascondere in vari locali fucili, mitra e bombe. Questi uomini avevano prima saggiato la possibilità di portar le armi in una scuola della capitale Vladikavkaz: ma a Vladivakvaz la corruzione costa molto di più. Dunque, Beslan, più economica. Ora che genitori, bambini e maestre sono riuniti per la festa del primo giorno e stanno un po’ fuori e un po’ dentro, questi uomini - barbe lunghe o passamontagna neri - arrivano a bordo di due camion Ural. Sparano immediatamente, gridano alla folla di entrare a scuola, scendono dai camion e per far capire che la cosa è seria ammazzano a fucilate una vecchia e un uomo che cercano di fermarli. Una folla di 1200 persone si precipita nelle aule. I terroristi dietro. In pochi minuti, si formano gli schieramenti dei due giorni successivi: all’esterno una folla a cui si aggiungeranno via via forze dell’ordine della città, reparti speciali russi, gente armata di tutti i tipi, parenti in ansia, giornalisti e telecamere provenienti da tutto il mondo, curiosi; all’interno, i terroristi e i loro ostaggi.
Giovedì. I terroristi sono una trentina, gli ostaggi più di mille. Il 70 per cento di questi ostaggi è costituito da bambini e ragazzi. Un altro nucleo importante sono le madri. Spesso avevano accompagnato i figli a scuola portando con sé altri figli, che non avevano voluto lasciare a casa incustoditi. I sequestratori sono andati a prendere le armi che avevano nascosto durante l’estate e, soprattutto, le bombe, che appiccicano sulle pareti della scuola con dello scotch. Mostrano ai sequetrati una tastiera di computer, spiegano che premendo i tasti sono in grado di far saltare tutto in aria. Tra i terroristi ci sono almeno quattro donne. Queste quattro donne fanno vedere di essersi vestite di tritolo e dichiarano di essere pronte a farsi saltare in aria in qualunque momento. Gli ostaggi sono ammassati nella palestra, dove c’è un rubinetto dell’acqua. Per un po’ è possibile bere. Ma, da un certo momento in poi, i terroristi proibiscono di avvicinarsi al rubinetto e non vogliono che si vada in bagno, per paura che qualche ragazzino non sia capace di zigzagare tra i numerosi fili che corrono sul pavimento e tengono collegate le bombe. Madri, maestre, bambini e i pochi uomini sono costretti a fare i loro bisogni nella palestra e si dissetano bevendo ciascuno la propria pipì. Fa un caldo infernale. I terroristi cercano di formare dei gruppi, di qua gli uomini, di là le madri con i figli più piccoli, eccetera, Liberano qualche madre con bambini lattanti, perché sono infastiditi dal loro continuo frignare. Ma a chi ha due figli in ballo, concedono la libertà solo se accettano di lasciargliene uno in ostaggio. Lasciano che siano le madri a decidere quale.
Venerdì. Verso le 13 di venerdì 3 settembre, i terroristi concedono ai reparti speciali che stanno fuori di recuperare qualche cadavere che da tre giorni è in cortile. Cinque uomini si avvicinano con le barelle a questi corpi morti e, proprio mentre stanno facendo questa operazione, una delle bombe appese alle pareti della scuola cade per terra ed esplode. Si apre una breccia nel muro e gli ostaggi si precipitano disperati verso quel buco, cercando di salvarsi. I terroristi gli sparano immediatamente e, da fuori, certi che sia cominciata la carneficina, sparano a loro volta. Crolla il soffitto della palestra, esplodono altre bombe, le donne kamikaze si fanno saltare in aria, alcuni terroristi rubano i vestiti ai cadaveri e cercano di fuggire facendosi passare per vittime. Molti ci riescono, qualcuno viene scoperto e linciato. Un altro gruppetto di terroristi sta asserragliato nella palestra e combatte. A sera, è più o meno tutto finito. I morti dichiarati sono 330, i dispersi 260, i terroristi ammazzati 26. Nessuno crede a questi numeri, che si suppongono molto più alti. I commentatori di tutto il mondo giudicano la vicenda un colpo grave alla leadership di Putin. Beslan e l’Ossezia fanno parte di un intreccio caucasico che guerreggia con Mosca da novant’anni. Le autorità russe proclamano che dieci terroristi erano arabi, i testimoni dicono che avevano tutti l’accento ceceno. Vi sono contatti con Al Qaeda? Forse. Nel mondo islamico - a cui fanno riferimento gli attentatori - vi sarà un sussulto di orrore, un proclama forte che dica senza lasciar dubbi: questo non è l’Islam? Chi sa. Sulle televisioni di tutto il mondo passano, nella giornata di sabato 4 settembre, ore e ore di filmati che mostrano sacchi neri, bambini insaguinati, facce di donne in lacrime, ragazzini che raccontano il loro terrore e hanno indosso la maglietta Milan o Cirio. Si vede anche Putin, alla fine, con un girocollo nero, che promette: "Nulla sarà perdonato, i terroristi saranno distrutti".
Reazioni. La condotta dei russi è stata generalmente assai criticata: il primo giorno Putin aveva promesso che non si sarebbe ripetuto il caso del teatro Dubrovka di Mosca, dove tanti ostaggi erano morti. Invece i testimoni riferiscono che non c’è stata praticamente mai trattativa con sequestratori e che al momento cruciale i russi - reparti speciali e milizie locali - sono intervenuti alla cieca, come in preda all’orgasmo e, in sostanza, senza mostrare di essere in possesso di un piano freddamente preordinato. Bernard Bot, olandese e presidente di turno della Ue, ha chiesto a Mosca spiegazioni e Mosca ha giudicato questa richiesta "blasfema". Nonostante la solidarietà e la comprensione mostrata verso Putin da Bush e da Berlusconi, c’è tensione, dopo i fatti di Beslan, tra Russia e Occidente.
Reporter francesi. Georges Malbrunot e Christian Chesnot, i due reporter francesi, non sono ancora stati liberati. Chirac ha dispiegato tutta la sua diplomazia, il rilascio sembra imminente, ma ogni volta che sembra arrivato il momento qualcosa - che nessuno capisce - lo fa rinviare di qualche ora. Così è passata una settimana. C’è anche il problema, naturalmente, che tutti i mediatori devono essere pagati.
Iraq. In Iraq, martedì 31 agosto, i terroristi hanno diffuso su Internet le immagini del massacro di dodici nepalesi rapiti dieci giorni prima. Uno sgozzato, gli altri fucilati a colpi di mitra. Nello stesso giorno due kamikaze palestinesi si facevano esplodere su due autobus a Beersheva in Israele (16 morti, tra cui un bambino di 3 anni), una cecena si faceva saltare in aria in una stazione del metro di Mosca (10 morti), ecc.
Malati. Clinton ha avuto un infarto (quattro by-pass), Bossi ha passato a casa sua a Gemonio il sabato e la domenica. Era già successo, ma stavolta se ne sono accorti tutti perché un corteo di sedici auto, al seguito del leader leghista, ha attraversato la Valcuvia strombazzando.
Nozze. Al matrimonio (Stresa, 4 settembre, ore 19.00) di Jaki Agnelli e Lavinia Borromeo, Berlusconi ha cantato, Marta Marzotto s’è presentata con uno dei suoi famosi abiti da 7 euro (linea Vucumprà, colore turchese) e una collana da 7 miliardi di lire al collo. Non è stata ammessa in chiesa.
Napoli. Il produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis ha comprato il Napoli per 31 milioni e 250 mila euro. Allenatore Vavassori, programma: tornare in Europa in 5 anni. Tutte le diatribe e cause giudiziarie sembrano essere cessate di colpo.
Denise. Mentre scriviamo (lunedì 6 settembre, ore 10 del mattino), la piccola Denise Pipitone di 4 anni, rapita a mezzogiorno di mercoledì 1° settembre davanti a casa sua a Mazara del Vallo (Trapani), non è ancora tornata a casa. Gli inquirenti pensano che il rapitore possa essere qualcuno che voleva solo far paura alla signora Pipitone, un ex spasimante o un parente in urto con la famiglia, che s’è poi trovato in un guaio molto più grave del previsto. Per questo è stata incoraggiata la mediazione di un sacerdote e dello sconosciuto che ha offerto 100 mila euro "a chi dà notizie". Sarebbe scontenta anche la mafia, infastidita dai troppi posti di blocco. La famiglia ha chiesto il silenzio-stampa.
Bush. Alla convention repubblicana, che ha ufficialmente candidato Bush alla Casa Bianca, s’è presentato a un certo punto Michael Moore, il regista che in Fahreneit 9/11 ha ferocemente ridicolizzato il presidente. Il pubblico lo ha violentemente contestato, lui ha risposto con un sorriso e alzando pollice e indice in forma di L ("loser", perdente). Dopo la convention Bush risulta nettamente primo nei sondaggi: 52 per cento a lui, 41 a Kerry.
Venezia. Mercoledì 1° settembre, con la proiezione di "The Terminal" di Spielberg, è cominciato il Festival del Cinema di Venezia (sessantunesima edizione). Divi in arrivo o già arrivati: Denzel Washington e Meryl Streep, Travolta, De Niro, che ha doppiato uno squalo in un cartoon e a ottobre riceverà la cittadinanza italiana, Nanni Moretti (ma come produttore), Tom Cruise, il regista Tarantino (che ha pronunciato un peana per i B-Movies italiani), la no global Naomi Klein, ecc.
Alitalia. Questa sarà la settimana decisiva per l’Alitalia, dato che domenica prossima le casse dell’azienda saranno vuote. S’è saputo che anche i 400 milioni del prestito-ponte consentirebbero la sopravvivenza solo fino a primavera. Ma anche il prestito-ponte è subordinato all’accordo tra azienda e sindacato. E su quel terreno non s’è ancora mosso niente. La cassa integrazione dovrebbe riguardare 6000 dipendenti su 22 mila.
Baggio. Sabato prossimo, con Chievo-Inter, comincia il 74esimo campionato di calcio. Dopo 18 anni, manca per la prima volta Roberto Baggio, l’unico pallone d’oro italiano fino a ieri in attività. Baggio debuttò infatti nella Fiorentina il 21 settembre 1986, contro la Sampdoria. Il primo gol arrivò alla fine di quel campionato, a Napoli, una punizione tirata sotto gli occhi di Maradona (il Napoli quel giorno perse e fu campione d’Italia). Non è il primo torneo a 20 squadre: furono a 20 squadre i campionati dal 1946 al 1952 e quello del 1947-48 di squadre ne ebbe addirittura 21 (ci sono stati campionati a squadre dispari anche nel 58-59 e nel 66-67). Quest’anno tutti dicono che la lotta è ristretta a Juve, Milan e Inter e che la Roma sta un po’ indietro rispetto alle altre. La squadra che fu di Baggio, la Fiorentina, viene pronosticata come "sorpresa". E’ un fatto, in ogni caso, che stavolta Baggio vedrà dalla tribuna gli amati viola della sua giovinezza.