Americo Bonanni , Macchina del Tempo, settembre 2004 (n.9), 11 settembre 2004
Troppo giovane per vivere. Un paradosso che si adatta molto bene alla possibilità avanzata recentemente da un gruppo di astronomi americani: a circa 400 anni luce da noi c’è una stella praticamente ancora in fasce (ha solo un milione di anni) attorno alla quale esisterebbe già un pianeta simile al nostro Giove
Troppo giovane per vivere. Un paradosso che si adatta molto bene alla possibilità avanzata recentemente da un gruppo di astronomi americani: a circa 400 anni luce da noi c’è una stella praticamente ancora in fasce (ha solo un milione di anni) attorno alla quale esisterebbe già un pianeta simile al nostro Giove. Un bel grattacapo, visto che secondo le teorie più accreditate un pianeta come Giove ha bisogno di molto più tempo per formarsi. La scoperta, che gli scienziati prendono con molta cautela, è arrivata studiando i dati raccolti da un nuovo telescopio spaziale della Nasa, lo Spitzer, lanciato in orbita nell’agosto 2003 e dedicato all’osservazione del cosmo nella banda dell’infrarosso. Puntando la stella CoKu Tau 4, nella costellazione del Toro, Spitzer ha prima di tutto rilevato la presenza attorno a quell’astro di un anello di polveri e gas in rotazione: sono i ”resti” della nube dalla quale la stella ha avuto origine. è un fenomeno considerato molto comune in stelle nate da poco, e costituisce il ”seme” dal quale avranno poi origine i pianeti. Però, analizzando lo spettro luminoso della luce infrarossa proveniente dal disco, i ricercatori guidati da Dan Watson, dell’Università del Rochester di New York, hanno notato che il disco non è uniforme: c’è un anello di spazio vuoto che circonda la stella fino a una distanza circa dieci volte maggiore di quella che separa la Terra dal Sole. Più in là di questo confine il disco è proprio come gli scienziati se lo aspettano. Poiché la materia attorno a una giovane stella dovrebbe essere uniformemente estesa tutto attorno, qualcosa deve aver ”ripulito” polvere e gas nella regione osservata, un po’ come se ci fosse un aspirapolvere spaziale. La risposta più probabile, che è anche quella proposta dai ricercatori dello Spitzer, è che l’aspirapolvere sia un pianeta. Orbitando attorno alla stella, la sua forza di gravità attrae il pulviscolo e i gas che incontra, formando appunto un anello pulito. Niente di strano: succede ogni volta che attorno a una stella si formano pianeti. Ma è qui che cominciano i problemi: se la stella ha un milione di anni (per fare un confronto, il nostro Sole ne ha più o meno quattro miliardi e mezzo), il pianeta deve essere per forza ancora più giovane. Troppo poco. C’è da riscrivere quello che sappiamo sulla nascita dei Sistemi solari nell’universo? «Prima di tutto» dice Raffaele Gratton, dell’Istituto nazionale di astrofisica di Padova, che guida un gruppo italiano impegnato proprio nella ricerca dei cosiddetti pianeti extrasolari «dobbiamo considerare che Spitzer non ha veramente ”visto” il pianeta attorno a CoKu Tau 4. Ci ha solo detto che qualcosa ha ripulito quella zona. Non possiamo escludere che, ad esempio, possa trattarsi di una piccola stella che non riusciamo vedere (in questo caso CoKu Tau 4 sarebbe semplicemente un sistema doppio, in cui le due stelle si sono formate contemporaneamente, ndr). Se però verrà confermato che si tratta di un vero pianeta, di sicuro siamo davanti a qualcosa di strano, visto che, secondo l’idea attuale, i tempi per la formazione di un pianeta sono di alcuni milioni di anni». Così qualcuno parla di una rivoluzione per le teorie in questo campo. «Veramente i modelli attuali di formazione di pianeti avevano problemi anche prima di Spitzer» continua Gratton. «E quando si hanno ipotesi che non funzionano ancora bene, è abbastanza normale aspettarsi cose insolite. Anzi, sono proprio queste che potrebbero darci una mano». Anche perché la potenza dei computer pone problemi. «I calcoli sono così complessi che le simulazioni al calcolatore non riescono a essere ancora abbastanza affinate». Comunque vada per CoKu Tau 4, i meccanismi di formazione dei pianeti rimangono un settore fondamentale nel più ampio discorso della ricerca di forme di vita extraterrestri. Se si formano veramente così presto come le osservazioni dello Spitzer suggeriscono, allora in giro ce ne sono molti di più del previsto, e le possibilità aumentano. «Anche se stiamo parlando di giganti gassosi» commenta lo scienziato italiano «dobbiamo ricordarci che questi pianeti influenzano in modo molto importante il destino di quelli piccoli e rocciosi come la Terra (considerati la vera speranza per la vita, ndr). Potrebbero addirittura impedire del tutto, o al contrario facilitare, la loro nascita».