Michele Pisani , Macchina del Tempo, settembre 2004 (n.9), 11 settembre 2004
Gli scienziati lo hanno denominato global dimming (’effetto buio”), quasi a fare il paio con il più noto global warming (’l’effetto serra”)
Gli scienziati lo hanno denominato global dimming (’effetto buio”), quasi a fare il paio con il più noto global warming (’l’effetto serra”). In parole povere: lo smog sta spegnendo la luce sul pianeta Terra. Il crescente inquinamento dell’aria (sul banco degli imputati soprattutto il biossido di carbonio e le polveri sottili) starebbe lentamente riducendo la percentuale di luce solare che riesce a superare gli strati più elevati dell’atmosfera e a giungere fino a noi. E dire che il Sole, negli ultimi 150 anni, ha incrementato la sua attività e quindi l’effetto dovrebbe essere l’esatto opposto. A far breccia nel mondo scientifico, con tanto di pubblicazione sulla rivista ”Science”, sono le recenti scoperte di Graham Farquhar e Michael Roderick dell’Australian National University di Canberra. Il punto di partenza della ricerca è la constatazione che, in seguito all’inquinamento atmosferico, la Terra si sta sempre più riscaldando. Una logica conseguenza dovrebbe essere l’aumento del tasso di evaporazione dell’acqua. I dati, invece, dicono che il tasso di umidità scende. Come si spiega tale diminuzione? è l’effetto buio la causa di quello che i due scienziati definiscono evaporation paradox (’paradosso dell’evaporazione”). Il fatto che il tasso di evaporazione dell’acqua dal suolo si sia notevolmente ridotto nonostante l’effetto serra, è il segno inequivocabile della diminuzione delle radiazioni solari che colpiscono la Terra. Un ulteriore paradosso conferma che il global dimming e il global warming sono due fenomeni strettamente correlati. E addirittura l’uno potrebbe costituire una sorta di ”correttivo” per l’altro. Entrambi, sappiamo, sono generati dall’elevata presenza di biossido di carbonio (CO2) nell’atmosfera. Tuttavia, osserva Roderick, mentre da una parte la Terra si surriscalda a causa dell’effetto serra, dall’altra si raffredda grazie all’effetto buio che è in grado di ridurre la quantità di calore, dovuta alla luce solare, che ne colpisce la superficie. come dire che il nostro pianeta si trova fra una stufa e un ventilatore: gli effetti dovrebbero annullarsi a vicenda. I risultati di un altro studio internazionale sul global dimming, pubblicati lo scorso mese sulla prima pagina del ”New York Times”, confermano che le ”tenebre” stanno avanzando con una media del due-tre per cento l’anno. Il primato spetta a Hong Kong che ha avuto un calo di luminosità del 37 per cento negli ultimi cinquant’anni. Nello stesso periodo l’Europa ha perso il dieci per cento di luce. All’Italia tocca la maglia nera del paese europeo più colpito dal fenomeno, seguita da Germania, Austria, Ungheria e Polonia. Le cause, dice lo scienziato Johann Feichter del Max Plance Institut di Amburgo, sono riconducibili alla particolare posizione geografica del nostro paese. «La nuvola di inquinanti che si forma sopra il centro Europa» spiega Feichter «si sposta in direzione del Mediterraneo orientale, poi attraversa il Mar Nero andando verso sud-est. In pratica l’Italia del Nord si trova su questo passaggio naturale della nube formata da inquinanti». Il problema potrebbe nascere per le energie solari. Ma Enel Green Power, una delle aziende mondiali leader nel settore delle energie rinnovabili, fa comunque sapere che «almeno per i prossimi cento anni l’effetto buio non costituirà un problema nello sfruttamento dell’energia solare». Del fenomeno dell’oscuramento globale si parla già da quasi vent’anni. è il caso dunque di ripercorrere le tappe che hanno condotto alle più recenti, paradossali scoperte. Nel 1985 Atsumu Ohmura, geografo dello Swiss Federal Institut of Technology di Zurigo, mentre compie i suoi studi sulle radiazioni solari nell’atmosfera, misura i livelli del Sole in Europa. Dal confronto con le registrazioni compiute dai suoi predecessori negli anni Sessanta la scoperta: il livello della radiazione solare sulla superficie terrestre è diminuito di oltre il dieci per cento in trent’anni. Ulteriori indagini confermano che negli ultimi cinquant’anni la luce del Sole che raggiunge la Terra è scesa mediamente del tre per cento ogni decennio. Ohmura pubblica i risultati delle sue ricerche ma senza alcun riscontro presso la comunità scientifica. «Sono state ignorate», ricorda con rammarico. Nel 1992 Gerard Stanhill, del ministero dell’Agricoltura di Israele, rileva un oscuramento simile anche nel suo Paese. In un primo momento è scettico e imputa i risultati della misurazione a qualche difetto nelle apparecchiature utilizzate. Successive rilevazioni, tuttavia, ne ribadiscono la veridicità. E dimostrano che il fenomeno ”oscuramento” non è circoscritto a Israele: è riscontrabile praticamente ovunque, dall’Artico all’Antartide passando per Australia, Hong Kong e Irlanda. Anche stavolta, però, le ricerche si scontrano con l’indifferenza di gran parte degli scienziati, evidentemente più concentrati sul fenomeno climatico opposto, cioè sull’effetto serra e sul riscaldamento del globo. Stanhill tuttavia non si lascia scoraggiare. La direzione delle sue ricerche è ormai segnata. Così nove anni più tardi, insieme al collega Shabtai Choen del Centro vulcanologico di Bet Dagan in Israele, pubblica tutte le prove scientifiche dell’effetto buio: ogni anno, dal 1958 al 1992, le radiazioni solari che raggiungono la superficie terrestre sono scese mediamente di un valore compreso fra lo 0,23 e lo 0,32 per cento. Stanhill chiama il fenomeno global dimming. Questa volta le ricerche non restano inascoltate e il neologismo comincia a far presa sulla comunità scientifica. Nel frattempo, infatti, nuove scoperte hanno imposto la questione all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. L’Indian Ocean Experiment, il più approfondito sistema di misurazione dell’Oceano Indiano mai condotto, ha individuato – siamo nel 1999 – un’enorme ”nuvola marrone asiatica”. I coordinatori del progetto, Veerabhadran Ramanathan e il premio Nobel Paul J. Crutzen, rilevano la ”forza sorprendente” della ”nuvola” nel respingere le radiazioni solari. Ciò porterà le Nazioni Unite a lanciare un progetto di studi mondiali sull’impatto di questa coltre nera sulla Terra. Da allora l’effetto buio non sarà più materia di indagine per pochi e isolati esperti ma un problema di cui si comprende l’importanza per la nostra vita. Michele Pisani