Varie, 8 settembre 2004
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Spark Muriel
• Edimburgo (Gran Bretagna) 1 febbraio 1918, 14 aprile 2006. Scrittrice. A vent’anni ha avuto un breve matrimonio con un militare che le ha lasciato un’esperienza di vita in Africa, un figlio con cui ha rapporti burrascosi e un nuovo cognome (il suo era Camberg), più adatto ai giochi di parole con cui i titoli sui giornali inglesi salutano ogni nuovo romanzo (Spark significa scintilla). Dopo aver scritto poesie, racconti e biografie letterarie (quelle di Mary Shelley ed Emily Brontë sono state edite da Le Lettere), romanzi, accolti con successo di pubblico e critica: Gli anni fulgenti di miss Brodie nel ’61 meritò un numero unico del ”New Yorker”. Tra i libri più noti, oltre a Miss Brodie, interpretata a teatro da Vanessa Redgrave e al cinema da Maggie Smith, Memento mori e Il settimo conte di Lucan. Nel ’92 ha scritto la sua autobiografia (Curriculum vitae), nel 2001 ha raccolto i racconti e da poco ha riunito i suoi versi (All the poems, edizioni Carcanet). Nel ’93 ha ricevuto il titolo di Dama dell’Impero Britannico. Di origine ebraica, si è convertita al cattolicesimo nel 1954 e si è trasferita in Italia nel 1967. Vive nella campagna aretina con la scultrice Penelope Jardin. «In Italia è un autore di culto, ma nel mondo letterario anglosassone è una figura mitica, molto popolare, osannata dalla critica, insignita dalla Regina del titolo di ”Dame of the British Empire”, e considerata uno di quegli scrittori che solo raramente si ha la fortuna di incontrare. [...] Gli anni fulgenti di Miss Broodie [...] la rese celebre. In quel caso si trattava della storia d’una insegnante dalla lingua tagliente (diciamolo: anche bisbetica) che instaura rapporti strettissimi e piuttosto intricati con le allieve. [...] ”Per scrivere Gli anni fulgenti di Miss Broodie mi ci sono volute sei settimane [...] ma prima di cominciare ho dovuto pensarci per un tempo enorme”. Da allora, il suo metodo di lavoro non è cambiato: ”Quando comincio un romanzo, voglio assorbirlo attraverso i pori della pelle”. Ed è una gestazione lenta, poetica. Muriel Spark, dopo durissime prove in Rodesia (un marito maniaco depressivo, il divorzio, l’impossibilità di tornare in Europa perché c’era la guerra, infine la decisione di lasciare il figlio piccolo in un convento e di avventurarsi con mezzi di fortuna in Inghilterra) debuttò a Londra come poetessa. Da allora ha conservato un’idea lirica della prosa: non nei toni, ma nella cadenza, nel ritmo, nell’equilibrio generale delle pagine. Inoltre, lei che è nata ”mezza ebrea” - secondo la sua stessa definizione - ed è diventata cattolica, ogni volta sa di dover risolvere anche un problema morale. Alla sua maniera, naturalmente: ”La letteratura è menzogna. E proprio per questo bisogna avere un forte senso della verità. Senza di esso, non si può praticare l’arte dell’inganno”» (Mario Baudino, ”La Stampa” 8/9/2004). «Sui romanzi di Muriel Spark puoi pattinarci allegramente, senza accorgerti che sotto quel ghiaccio sottile c’è una profondità maggiore e più inquietante del lago di Loch Ness: lo ha scritto sul ”Guardian” Ali Smith, collega e conterranea della scrittrice scozzese. un rischio calcolato per questa maestra dell’understatement, che nei suoi romanzi ama travestirsi di volta in volta da giallista o da scrittrice ”rosa”. Molti lettori italiani si saranno limitati a pattinare sulla superficie sarcastica e noir di Memento mori o del Settimo conte di Lucan, gli ultimi due suoi romanzi tradotti da Adelphi, senza rendersi conto di avere a che fare con una delle migliori scrittrici inglesi contemporanee. E il rischio di fermarsi alle apparenze non si corre solo con i suoi libri: in confronto alle arie che si danno tanti scrittori mediocri è facile finire per non prendere abbastanza sul serio la spiritosa ”dame” [...] ”A volte i miei libri iniziano proprio dal titolo, sono una meditazione su un tema. [...] Mi succede spesso di ospitare poesie nei mei libri. Arriva sempre un punto in cui mi sembra di non poter esprimere le mie sensazioni meglio che con una poesia. Come quella di Thomas Hardy che riprendo in questo libro”. Lei sembra avere una predilezione per ambientare i suoi romanzi in luoghi chiusi, tra gruppi di persone della stessa età [...] Per essere una scrittrice inglese convertita al cattolicesimo, come Graham Greene che è stato uno dei suoi primi estimatori, lei sembra preoccuparsi molto poco di peccati e senso di colpa. ”Beh, diciamo che a differenza di altri, come Graham Greene appunto, non sono ossessionata dall’idea del sesso come unico problema morale. [...] ama lanciare al lettore delle esche, degli spunti che lasciano in forse su come si svilupperà la storia. ” un po’ la mia specialità. che mentre scrivo, lascio la testa libera, mi vengono in mente diversi avvenimenti e cerco di metterli in relazione molto rapidamente. Ho una buona memoria che mi consente di collegare diversi elmementi nello stesso tempo”. Il risultato è che, come ha scritto una recensione, se si legge un suo libro a distanza di tempo si scopre qualcosa di diverso da quello che si ricordava. ”Oh sì, succede anche a me. Ho scritto una poesia su questo. colpa dei fantasmi: sono loro che scendono di notte a fare dei cambiamenti nei miei libri: ’Intere pagine aggiunte, riscritte, riviste’. per questo che, se li leggi a distanza di anni, non li riconosci più”» (Angiola Codacci-Pisanelli, ”L’Espresso” 18/11/2004).