Varie, 8 settembre 2004
TORRETTA
TORRETTA Simona Roma 12 maggio 1975. Una delle due volontarie italiane rapite in Iraq il 7 settembre 2004 (liberate il 28, l’altra era Simona Pari, perciò l’uso di chiamarle «le simone») • «Il suo ventottesimo compleanno l’aveva festeggiato lì, nel Paese che ormai sentiva un po’ suo [...] laureanda in antropologia (tesi sull’Iraq, ovviamente), non avrebbe voluto trovarsi da nessuna altra parte. C’era rimasta anche sotto i bombardamenti a cercare testardamente, fra un posto di blocco e un coprifuoco, di proseguire la sua routine quotidiana fitta di colloqui, visite e sopralluoghi a ospedali, case, istituti e uffici. Stava studiando l’arabo, ”per parlare direttamente con le persone”. In Iraq [...] c’era stata per la prima volta nel ”94, al Festival di Babilonia, che ai tempi di Saddam riuniva in un fintissimo anfiteatro ricostruito di fianco alle rovine della città gruppi musicali da tutto l’Oriente ma anche da Paesi europei, Italia compresa. ”Un colpo di fulmine”, lo definiva, raccontando come si fosse subito sentita fra amici, malgrado l’embargo che impoveriva la gente e il senso di esclusione di un Paese prigioniero di una dittatura e messo in quarantena dall’Occidente. Così quando nel ”96 aveva ”scoperto” l’associazione Un ponte per.., nata nel 1991, subito dopo la prima Guerra del Golfo per aiutare le vittime civili - del conflitto, prima, e dell’embargo, poi - non aveva perso tempo: ”Mi sono presentata e ho chiesto che cosa potevo fare. stato un impulso emotivo, mi sentivo in pena per la situazione degli iracheni, volevo aiutarli”. Nell’agosto’98 la prima missione sul campo: tre mesi, fino a novembre, per elaborare una valutazione sullo stato delle biblioteche delle Università irachene, impoverite dall’embargo e dalla conseguente mancanza di aggiornamento. Il progetto Assurbanipal, a cui è molto legata. ”Nato per favorire scambi e donazioni di testi con gli atenei italiani e rompere l’isolamento forzato dei docenti iracheni, particolarmente grave e pericoloso in alcuni settori come, ad esempio, quello medico e scientifico”. Una breve sosta in Italia poi di nuovo a Baghdad, fino al febbraio ”99, con tanto di ”battesimo del fuoco”, quattro giorni di bombardamenti americani sulla città. Dopo ci sono state diverse altre missioni, tutte legate al progetto Assurbanipal: Simona ha accompagnato delegazioni delle università di Chieti e di Pavia e seguito con quest’ultima un’iniziativa per un accordo di cooperazione nei campi dell’oncologia e dell’ematologia. Un intenso lavoro di scambio che è proseguito nel tempo e aveva permesso ad alcuni medici iracheni di seguire corsi di perfezionamento in Italia e di creare legami di cooperazione con gli atenei di Baghdad, Bassora e Mosul e quelli di Genova, Padova, Roma La Sapienza, Viterbo, Bologna e l’istituto universitario suor Orsola Benincasa di Napoli. Poi [...] il salto di qualità, la decisione di passare in Iraq non più qualche mese all’anno ma un periodo continuativo, con un impegno a tutto campo per l’associazione. [...] ”Durante la guerra era necessario garantire la presenza dell’associazione per gestire l’emergenza, assicurare la continuità dei progetti e dimostrare che non li avevamo abbandonati” [...] Dell’Iraq le piaceva tutto. Dal finestrino della jeep indicava la vegetazione rigogliosa del Sud, i canali fitti di palme, ”Guarda, non fanno pensare che qui davvero ci fosse il paradiso terrestre?”. [...]» (Carla Reschia, ”La Stampa” 8/9/2004).