Varie, 8 settembre 2004
MASSARI
MASSARI Lea (Anna Maria Massatani) Roma 30 giugno 1934. Attrice • «Una delle attrici italiane più brave, più belle e meno sfruttate (L’avventura di Antonioni, Una vita difficile di Risi, Un soffio al cuore di Malle, Allonsanfàn dei fratelli Taviani) [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” 5/9/1992) • «[...] la più riservata delle nostre grandi attrici, trent’anni e più di cinema, teatro, tv, poi il silenzio: la sua casa, i suoi animali, il marito, la campagna e nient’altro. [...] da Soffio al cuore di Louis Malle [...] a L’avventura di Antonioni [...] I sogni nel cassetto di Castellani, Una vita difficile di Risi, La prima notte di quiete di Zurlini, Allosanfan dei Taviani, Cristo s’è fermato a Eboli di Rosi, Le choses de la vie di Claude Sautet. [...] La sua indimenticabile Anna Karenina [...] Il cerchio di gesso del Caucaso di Brecht [...] Rosetta in Rugantino con Nino Manfredi. [...] sguardo ridente con al fondo un lago di amarezza, il corpo alto e slanciato, la labbra piene, Lea Massari racconta com’è stato che a un certo punto ha detto basta. C’era sua madre che invecchiava, il marito pilota sempre fuori, i viaggi in Brasile, gli animali cui star dietro, la casa in campagna, la musica che le piaceva tanto. ”E poi, a dir la verità, del cinema il contorno non m’è mai piaciuto. Non mi piacevano i pettegolezzi, le ore al trucco, le attese, gli amori tra attori, il produttore che ti deve proteggere, le chiacchiere inutili. A me piaceva solo recitare”. Aveva cominciato giovanissima, dopo la morte in un incidente d’auto del ragazzo che avrebbe dovuto sposare. Piero Gherardi, amico di famiglia, per distrarla, sapendo che disegnava e dipingeva bene, la chiamò ad aiutarla per costumi di Proibito di Monicelli. Mancava la protagonista giovane. Monicelli la vide, gli piacque, la inseguì per mesi e alla fine la portò sul set. Fu l’inizio di una carriera mai scelta. [...] ”[...] Mio padre era un cacciatore. Io stessa andavo a caccia e avevo un’ottima mira. Una volta in Jugoslavia, durante una battuta di caccia sparai a un cucciolo di coniglio. Tenerlo in braccio sanguinante mentre moriva mi ha fatto capire quanto fossi stata imbecille. Mi sono odiata e ho cominciato a guardare gli animali con un altro occhio. Conservo ancora quella mia giacca macchiata di sangue”. [...] è stata amatissima dai nostri autori più importanti. ”Sì, ma tranne alcuni, non legavo. Ero una fuori dal coro. Piero Gherardi che mi conosceva profondamente me l’aveva detto: ’Fai pure il cinema, ma non lo farai mai bene’. E una frase simile me la disse, anni fa, anche Antonioni, incontrato in aereo per caso. Mi piaceva molto il teatro, invece, anche se avevo paura prima di entrare in scena e sonno la sera perchè sono mattiniera [...] Gian Maria Volontè, grandissimo nei suoi silenzi. [...] Michel Piccoli, un vero gentiluomo. [...] Monicelli: era cattivo, di un cinismo ributtante. [...] Antonioni gelido, ingiusto. Sul set di L’avventura c’erano problemi economici, la troupe era senza una lira. Lui però voleva andare avanti. Alla fine arrivò un pirata per controllare la produzione e io non fui mai pagata” [...]» (’La Stampa” 3/5/2005).