8 settembre 2004
Tags : Vijay. Singh
Singh Vijay
• Nato a Lautoka (Isole Fiji) il 22 febbraio 1963. Golfista. Il 6 settembre 2004 strappò il numero 1 del mondo a Tiger Woods interrompendo un dominio durato 264 settimane. «Le prime palline le ha tirate da bambino con suo padre [...] in un campo di patate vicino all’aeroporto delle Figi, dove il genitore lavorava come addetto ai rifornimenti di carburante. Per allenarsi usava anche la spiaggia da cui tirava verso il mare nelle ore di bassa marea. Forse anche per questo Singh sorride poco. [...] non sorrise affatto quando il suo giudizio poco femminista sulla partecipazione di Annika Sorenstam al circuito maschile fu tacciato di razzismo. E ancora oggi si risente quando gli rinfacciano un peccato di gioventù [...]: si tolse un punto a un torneo in Indonesia e fu cacciato dal circuito asiatico per due anni. La sua rincorsa al successo era ripartita dall’Africa: vittoria nel 1988 al Nigerian Open. Poi c’era stato il debutto in Europa nell’89 e il titolo di miglior esordiente del Pga nel 1993. Una faticosissima salitaccia [...]» (Massimo Lopes Pegna, ”La Gazzetta dello Sport” 8/9/2004). «Un rassicurante doppio mento, figlio di un impiegato delle linee aeree Air Fiji, un tipo pacioso che nel periodo più buio della sua vita (nel 1985 fu squalificato per due anni per aver sottoscritto un punteggio inferiore di un colpo all’Open d’Indonesia) ha fatto pure il giardiniere. E forse, proprio prendendosi cura del green altrui, ha imparato a conoscerne, filo d’erba per filo d’erba, i segreti. [...]» (Gaia Piccardi, ”Corriere della Sera” 8/9/2004). «Il primo giocatore nella storia ad aver guadagnato sul circuito una cifra superiore ai dieci milioni di dollari in una sola stagione [...] Per mandare la pallina più lontano, per provare il colpo che nel golf ti fa saltare laghetti e piazzole di sabbia, a dieci anni aspettava la bassa marea, posizionava le palline in fila sull’ultimo lembo di sabbia di Lautoka, piccola isola delle piccole Fiji, e tirava più lontano possibile. [...] ”Chiedete a Singh di vincere un torneo e per riuscirci sarà disposto a dormire per settimane su quel ’green’, ma non pensate di usare il suo successo per vendere orologi o dentifrici, per quello è meglio una sconfitta di Tiger Woods”. la sintesi degli esperti di marketing vicini al circuito mondiale di golf: Singh è un fenomeno che non puoi spendere fuori dal campo: non sorride, non festeggia, non ha vizi, non ama fotografi e telecamere. [...] Più che un campione, un maniaco della perfezione, pronto ad allenarsi anche dieci ore al giorno, un’ossessione che [...] gli ha permesso di salire in testa alle classifiche mondiali, scavalcando proprio Woods, re per 264 settimane consecutive. Personaggio difficile e poco amato nel circuito, un ”giocatore costruito” come lo definiscono i suoi avversari, sempre più spesso abituati a perdere. La sua è la storia che ogni produttore di film sportivi americani amerebbe portare sullo schermo. Di origini indiane, figlio di un addetto al carburante della Air Fiji, il golf imparato per passare il tempo in un campo di patate vicino all´aeroporto e in riva al mare, a diciotto anni insegnava golf nel Borneo: 10 dollari a lezione al Keningau Club; le classifiche scalate lentamente, senza colpi spettacolari. A vent’anni Singh finisce anche sotto squalifica: due anni di stop dal circuito asiatico per avere barato in un torneo indonesiano: al momento di scrivere il punteggio si era tolto un punto. Di quell´episodio oggi si rifiuta di parlare. [...] I suoi allenamenti nel circuito sono diventati una leggenda: 500 palline colpite ogni giorno, anche dopo avere superato Tiger Woods, anche dopo avere visto il suo conto in banca superare i dieci milioni di dollari di premi. Alto quasi due metri, andatura lenta sui percorsi a 18 buche, ogni colpo studiato a tavolino, qualcuno ripetuto sul panno verde del biliardo dove si diletta nella specialità inglese dello snooker. Gentile, riservato, un professionista perfetto, ma anche molto contestato soprattutto dal pubblico femminile. [...] ”La vita da allenatore per pochi dollari, gli allenamenti da solo per ore, i tornei persi e le tante buche sbagliate. Mi è servito tutto. Quel periodo è stato durissimo, ma se non avessi vissuto quei giorni, non avrei potuto vivere questi”. [...]» (Gianluca Moresco, ”la Repubblica” 3/11/2004).