nn, 7 settembre 2004
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DIAS Ivan. Nato a Mumbai (India) il 14 aprile 1936. Cardinale. «Ha studiato presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica a Roma (1961-1964)
DIAS Ivan. Nato a Mumbai (India) il 14 aprile 1936. Cardinale. «Ha studiato presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica a Roma (1961-1964). Si è laureato in Diritto Canonico nel 1964 presso la Pontificia Università Lateranense a Roma. Nel 1964 ha lavorato presso la Segreteria di Stato per preparare la visita di Papa Paolo VI a Bombay in occasione del Congresso Eucaristico Internazionale. Tra il 1965 e il 1973 è stato Segretario presso le Nunziature Apostoliche in Danimarca, Svezia, Norvegia, Islanda, Finlandia, Indonesia, Madagascar, Isola della Riunione, Isole Comore, Mauritius. Tra il 1973 e il 1982 è stato Capo Sezione presso la Segreteria di Stato per l’Unione Sovietica, gli Stati Baltici, Bielorussia, Ucraina, Polonia, Bulgaria, Cina, Viet Nâm, Laos, Cambogia, Sudafrica, Namibia, Lesotho, Swaziland, Zimbabwe, Etiopia, Rwanda, Burundi, Uganda, Zambia, Kenya, Tanzania. L’8 maggio 1982 è stato nominato Arcivescovo titolare di Rusubisir e Pro-Nunzio Apostolico in Ghana, Togo e Benin (1982- 1987). Il 19 giugno dello stesso anno ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella Basilica di San Pietro. Tra il 1987 e il 1991 è stato Pro-Nunzio Apostolico nella Corea del Sud. Dal 1991 al 1997 Nunzio Apostolico in Albania. Sono anni cruciali per il Paese balcanico. In qualità di Nunzio Apostolico, ha l’immensa gioia di accogliere Giovanni Paolo II in occasione della storica visita in Albania il 25 aprile 1993. Nella Cattedrale di Scutari il Papa ordinava quattro Vescovi, ricostituendo così la gerarchia ecclesiastica duramente colpita dal regime comunista. Nella Cattedrale, il Nunzio Dias accoglieva il Papa con queste parole: ”Haec dies quam fecit Dominus: exsultemus et laetemur in ea! Questo è il giorno fatto dal Signore: esultiamo e gioiamo in esso!”. Visibilmente commosso proseguiva: ”Santo Padre, l’Albania La accoglie con profonda riconoscenza per la premurosa amicizia che Ella ha sempre dimostrato verso di lei e per esserle stato sempre vicino con la preghiera durante la lunga notte delle sue tribolazioni e vicissitudini”. Il 8 novembre 1996 è stato nominato Arcivescovo di Bombay e il successivo 13 marzo ha preso possesso della diocesi. Dal 1998 Consultore della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Da Giovanni Paolo II creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001, del Titolo dello Spirito Santo alla Ferratella» (www.vatican.va, Sala Stampa della Santa Sede). «’Ho provato a fare i miracoli imitando Madre Teresa ma, accidenti, non mi riescono. Non ho abbastanza fede”. Non si può dire che a Ivan Dias [...], dal ’96 arcivescovo di Bombay, dal 2001 cardinale, manchi il senso dell’umorismo. anche uomo di impressionante cultura e di grande afflato spirituale. Non viene da un Paese cattolico [...]: in India i cristiani sono appena il 2,3 per cento, e in cinque Stati la conversione è considerata reato o comunque sanzionata dall’ordinamento [...]. I cristiani sono invisi alle caste braminiche perché non si riconoscono nella società disuguale e, grazie anche all’impulso della chiesa di Bombay, ospitano nelle loro scuole il 10% della popolazione, curano un quarto delle vedove e degli orfani e un terzo dei disabili e dei lebbrosi. Soprattutto, Dias non è solo un figlio dell’India. Conosce la Curia: ha studiato in Vaticano, vi è tornato per lavorare nove anni alla segreteria di Stato. E si è occupato di Scandinavia, Africa orientale e occidentale, Est europeo, Islam ex sovietico, Sud Est asiatico, Cina. Non solo è in linea con il carattere universale ed ecumenico del pontificato di Wojtyla; l’apostolato nel Terzo Mondo, tra i poveri della Terra, lo colloca nella prima linea di quel fronte occidentale aperto da Giovanni Paolo II contro materialismo e liberismo, e lo sottrae a quella dialettica tra progressisti e conservatori che i porporati negano con troppa veemenza per non far sorgere il dubbio che ci sia del vero. Dias conosce i rudimenti di diciassette lingue ma, racconta, ”ne parlo speditamente solo otto”, tra cui l’italiano. [...] nato in un sobborgo occidentale di Bombay, ora Mumbai, in una famiglia cattolica. Ha studiato dai gesuiti, nella loro scuola dedicata a San Stanislao, ma non li ha amati: ”Dicono che il Verbo è già nell’induismo o nell’Islam. Ma come si fa a rinunciare a far conoscere Gesù!”, ha lamentato in un colloquio con Renato Farina (’Ho intervistato il prossimo Papa”, fu l’incipit del vicedirettore di ”Libero”). Dias è prete da quando aveva ventidue anni. Salesiano, è molto legato alla figura di Don Bosco. Diplomatico, è stato nunzio in Benin, Togo, Ghana, Madagascar, Corea del Sud - ”dove si rischia l’imborghesimento, i preti entrano in seminario per fare carriera, prendono duemila dollari al mese e giocano a golf” - e Albania, dove avvenne l’incontro con Madre Teresa. Animato da grande sensibilità sociale, non per questo si discosta da Wojtyla nell’intransigenza in tema di morale: la contraccezione è ”una rovina”, l’aborto ”un abominio”; ”oltretutto i cristiani sono sempre meno in proporzione agli islamici. Quando ero nunzio in Africa, dall’Arabia Saudita giungevano ordini precisi ai musulmani: fate figli, ribalteremo i governi per via demografica. Invece da noi: guai”. Ama l’Italia, ma vi trova ”una fede all’acqua di rose. La gente non va a messa e detiene il primato mondiale delle bestemmie”. aperto ai non cristiani - ”Gandhi amava Cristo, purtroppo quando in Sudafrica tentò di entrare in una chiesa lo buttarono fuori” - , ma è pronto a scontrarsi con loro per proteggere i suoi fedeli; a Bombay diede battaglia con successo per liberare dal carcere una suora, accusata di aver celebrato un battesimo di nascosto. Pratica l’ironia e l’autoironia. Ha il senso del teatro che animava Wojtyla, e sa raccontare storie, come questa: ”Una signora dell’alta società entra in chiesa per confessarsi. Mormora al prete: ’Il mio peccato è la superbia’. Si spieghi, sorella. ’Passo le giornate davanti allo specchio e mi insuperbisco per la mia bellezza’. Si avvicini, sorella. Guardi che non è un peccato; è un errore”. A chi gli chiedeva delle possibili dimissioni del Papa, rispondeva: ”Mi permetta di fare l’indiano”, e ammutoliva. Sa essere poetico - ”la povertà è il bruco che diventa farfalla, ed è già bellezza anche se vorremmo schiacciarla. Gesù è bruco e farfalla” - e terribile: ”Il giudizio su noi cristiani lo danno i nostri nemici, e Dio parla attraverso la loro bocca. Anche per tramite dei terroristi islamici. Sono assassini, ci vogliono morti, e ci dicono: ’Siete infedeli’. Dobbiamo domandarci se per caso non sia vero. Ci stiamo distruggendo perché abbiamo abbandonato Cristo”. [...] Un personaggio fascinoso, destinato a contare sempre di più nel futuro della Chiesa, in anni di evangelizzazione e di apertura a Est, forse non a diventare Papa. [...] Lui si rivolge ai fedeli dal suo sito Internet: ”Mandate pure le vostre richieste, le intenzioni, i ringraziamenti a Dio, e il cardinale Ivan Dias vi ricorderà nelle sue preghiere”. Segue schema con nome, dati personali e grazia richiesta. Ma allora il cardinale fa anche i miracoli? ”Quel li li ho visti fare a Madre Teresa in Albania, quando ero nunzio. Avevamo bisogno di comprare una casa ma i proprietari non volevano saperne di vendercela. Ne parlai con lei. Si fece portare sul posto, baciò una medaglietta e la lanciò oltre la recinzione. Il giorno dopo ci vendettero la casa. Andò così anche per i terreni su cui costruire un ospedale. Poi Madre Teresa ripartì per l’India, ma io ormai ero padrone della tecnica. C’era bisogno di una casa a Lushnje, fra Tirana e Valona. Andai da solo. Baciai la medaglietta e la lanciai”. Funzionò? ”Certo che no. Non sono mica Madre Teresa!”» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 12/4/2005).