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 2004  settembre 07 Martedì calendario

DaCruz Policarpo

• Alvominha (Portogallo) 26 febbraio 1936. Cardinale • «“Non possiamo aspettare che la gente venga da noi: bisogna andare a cercarla dove vive, nelle strade, nei luoghi di lavoro”. E così José da Cruz Policarpo si è messo in cammino. Prima di tutto nella sua città, Lisbona, di cui porta il titolo di Patriarca, attribuito tra i cattolici latini solo al Papa, al vescovo di Venezia e a quello di Goa in India. Si racconta dello stupore dei suoi concittadini quando, per il Giubileo del Duemila, aprì un “centro d’ascolto” nel pieno centro della capitale, dove prima c’era una banca: “Volevamo far capire che per parlare di Dio non è necessario chiudersi in sacrestia. L’esperimento è riuscito. Sono passati a migliaia”. Parola d’ordine: incontrare, dire il Vangelo a tutti, appunto, “mettersi in cammino”. Policarpo è un pastore dal fisico robusto e il volto solare, sereno ma fermo. Capace di dialogare con il socialista e laico Mario Soares e al tempo stesso custode dei valori, a partire dalla decisa condanna dell’aborto. Capace di chiedere perdono agli ebrei (come fece Giovanni Paolo II) ma anche di completare, senza traumi, la lunga e difficile transizione della Chiesa portoghese dopo la fine del regime salazarista. Un cardinale che contesta l’assenza delle radici cristiane dalla Costituzione europea, ma che afferma comunque la necessità di votare “sì” al referendum sull’Unione che si terrà nel suo Paese. [...] Nato il 26 febbraio del 1936 ad Alvominha, frazione di Caldas da Rainha, diventa prete nel 1961 e si laurea a Roma, all’università Gregoriana, studiando le religioni non cristiane e difendendo una tesi sui “segni dei tempi”, tema decisamente conciliare. In seguito diventa rettore del seminario, rettore dell’università cattolica, vescovo ausiliare di Lisbona e dal 1998 Patriarca. Fino alla nomina cardinalizia nel 2001. Ma poi c’è il curriculum dell’esperienza pastorale. Lo chiamano da tempo “il cardinale dei ponti” per la capacità di dialogo e la disponibilità all’incontro. In realtà il Patriarca Policarpo è allo stesso tempo un difensore della fede: “Nella Chiesa, l’unica cosa che non si può decidere per voto è la verità”. È un uomo che mette al primo punto l’evangelizzazione. Della sua Lisbona, ma anche dell’Europa. Tanto che, con altri cardinali [...] come l’arcivescovo di Vienna Schönborn e quello di Bruxelles Danneels, ha creato il Congresso internazionale della nuova evangelizzazione, una sorta di mobilitazione itinerante, con tappe nelle principali capitali del vecchio continente, a vocazione missionaria: “La Chiesa - ha detto [...] dopo aver partecipato al pellegrinaggio di 30 mila giovani a Santiago di Compostela - sembra in crisi, se facciamo il paragone con la cristianità di una volta. Ma la Chiesa oggi è una realtà ancora viva. Deve semmai avere maggiore coscienza della sua missione profetica”. [...] l’attenzione, che ricorre in quasi tutte le sue ultime lettere pastorali, al fenomeno dell’urbanizzazione: “In un mondo rurale la Chiesa era al centro del villaggio: ora deve essere creativa e inventarsi modi nuovi per andare incontro alle persone”. Sensibile alle “ferite” dell’esclusione sociale [...] era con il cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger a pregare nella cattedrale di Notre Dame per i clochards morti di freddo all’inizio dell’inverno. Ma quando si tratta di far sentire la sua voce contro i potenti lo fa con chiarezza, come [...] di fronte all’idea del nuovo governo socialista portoghese di allargare, con un referendum, le possibilità di abortire: “Il rispetto della vita è il principale fondamento dell’etica”. Quando, nel settembre 2000, ha ospitato l’annuale meeting interreligioso Uomini e religioni, si è recato davanti alla chiesa di San Domenico per chiedere perdono agli ebrei portoghesi, proprio nel luogo che è stato il simbolo dell’Inquisizione. Ma il Patriarca non dimentica i simboli della fede, a partire dal più famoso della sua terra, il santuario di Fatima. È stato lui ad accogliere Giovanni Paolo II quando, nel maggio del 2000, parlò del “terzo segreto”. E quando [...] è morta suor Lucia, l’ultima dei pastorelli, Policarpo ne ha parlato come di un “simbolo nazionale”. Le sue idee sulla Chiesa? Sono raccolte in gran parte in un libro-intervista dal titolo Igreja e Democracia (Multinova, 1999) dove emerge uno sguardo attento all’Africa, da sempre nel cuore dei portoghesi, e all’America Latina. Ma dove si parla anche del governo della Chiesa: “Una democrazia che si limita a contare i voti è molto povera come esperienza comunitaria. La Chiesa va più lontano: si preoccupa di quello che è essenziale per una convivenza comunitaria”. Per dire che oggi la Chiesa ospita diverse esperienze e sensibilità, che “non può essere pensata come un’unica realtà”. Tra i limiti [...] ce n’è uno forse non indifferente: Policarpo non partecipa, anche per indole, alle cordate di cardinali [...]» (Roberto Zuccolini, “Corriere della Sera” 14/4/2005).