Varie, 7 settembre 2004
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VALVERDE BELMONTE Alejandro Las Llumbreras (Spagna) 25 aprile 1980. Ciclista. Tra i suoi successi la Vuelta di Spagna del 2009, la Liegi-Bastogne-Liegi 2006 e 2008, la Freccia Vallone 2006, medaglia d’argento ai Mondiali 2003 e 2005, bronzo nel 2006
VALVERDE BELMONTE Alejandro Las Llumbreras (Spagna) 25 aprile 1980. Ciclista. Tra i suoi successi la Vuelta di Spagna del 2009, la Liegi-Bastogne-Liegi 2006 e 2008, la Freccia Vallone 2006, medaglia d’argento ai Mondiali 2003 e 2005, bronzo nel 2006. Nel maggio 2010 (con decorrenza dal 1° gennaio 2010) il Tas di Losanna lo sospese per due stagioni obbligando le federazioni nazionali, innanzitutto quella iberica, ad applicare la sanzione italiana voluta dal Coni: «[...] Era una prova utilizzabile quel prelievo del luglio 2008, quando il Tour de France sconfinò in Italia: il sangue di Valverde presentava lo stesso Dna della sacca numero 18 conservata dal dottor Fuentes e sequestrata dalla Guardia civil. [...]» (’la Repubblica” 1/6/2010) • «[...] è una primizia assoluta per uno sport che si sta abituando a tutto [...] Non era mai accaduto che un corridore squalificato da un organismo antidoping continuasse a correre e pure a vincere [...] Già nel 2007 [...] fu ammesso al Mondiale di Stoccarda solo all’ultimo minuto dopo il ricorso vinto al Tas contro l’esclusione voluta dall’Uci: il suo coinvolgimento nell’Operacion Puerto era già evidente [...]» (Paolo Tomaselli, ”Corriere della Sera” 21/9/2009) • «Quando era bambino gli piaceva Indurain. [...] Alejandro Valverde non è uno qualsiasi. quello che in Spagna hanno ribattezzato l’Imbattibile, il prototipo del corridore totale, capace sulla carta di vincere ogni genere di corsa: classiche, brevi gare a tappe, grandi giri. Il terzo posto alla Vuelta 2003 (condito da due successi), il quarto del 2004, le prodezze in salita e allo sprint, le affermazioni in ogni angolo della sua terra e il bronzo iridato a Hamilton 2003 lo avevano annunciato. Serviva una conferma. Anche per smentire il pregiudizio che lo voleva profeta solo in patria: per nulla scalfito dalla vittoria di marzo nella tappa finale della Parigi Nizza e anzi alimentato dal fallimento nella campagna del Nord [...] L’esame del Tour, la prova di fuoco sulle Alpi, lo scatto inceneritore con cui ha infilzato Armstrong, diverso solo nell’esecuzione da quello che gli aveva permesso di infilzare Di Luca e Lombardi ai Paesi Baschi, hanno spazzato via ogni dubbio. ”Avevoun sogno, vincere una tappa, e l’ho realizzato [...]” [...] ha una passione sfrenata per le auto, ama la velocità e non si perde una gara di Formula 1 del suo idolo Fernando Alonso. Si è avvicinato al ciclismo sulla spinta di una famiglia di appassionati e di un Paese legato alla tradizione degli Ocaña, dei Delgado e degli Indurain, dove lui rappresenta un’eccezione, al pari di Freire, Astarloa e Flecha. [...]» (lu. pe., ”La Gazzetta dello Sport” 13/7/2005) • «Ha la capacità, tipica dei talenti, di non vincere mai in modo banale [...] un piccolo fenomeno [...] è sempre sulla bocca dei buongustai di ciclismo, sia che si parli di corse a tappe, anche di quelle di tre settimane, sia che si discuta di Mondiale. Per questo è diventato l’oggetto del desiderio di mezzo gruppo [...]» (Nino Minoliti, ”La Gazzetta dello Sport” 7/9/2004).