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 2004  settembre 07 Martedì calendario

Khan Ismail

• Nato nel 1942. «Emiro dell’Afghanistan occidentale, eroe della resistenza, governatore e demiurgo della provincia di Herat. [...] Il signore della guerra più potente del Paese è basso e tarchiato, con il turbante grigio e la lanosa barba bianca. [...] fosse morto Karzai, presidente dell’Afghanistan sarebbe probabilmente diventato lui. Nessun altro leader afgano può infatti trarre dalla propria biografia una tripla legittimazione: militare, politica e religiosa. La fama di questo tagiko [...] (parla perfettamente anche il pashtun, ma non mastica neanche una parola di inglese) nacque nel periodo dell’invasione sovietica e si consolidò durante la guerra contro i talebani. Capo dei mujahiddin contro l’Armata rossa diede prova della sua ferocia, facendo decapitare cento consiglieri russi e organizzando una sfilata con le loro teste infilzate in cima a dei bastoni. Dopo la caduta del regime comunista afgano, nel 1992, l’ex ufficiale dell’esercito di re Zaher prese il comando di Herat. Vi regnò fino al 1995, quando fu cacciato dai talebani, i quali lo catturarono nel 1997 e lo rinchiusero nelle segrete di Kandahar dove, come racconta la leggenda, fu quotidianamente torturato. [...] riuscì miracolosamente a evadere di prigione e riparò in Iran. [...] dopo la débâcle dei talebani, Ismail Khan entrò vittorioso a Herat e si autoproclamò ”emiro dell’Afghanistan occidentale”. ” vero: ho riconquistato la mia città impugnando le armi, ma quando vi ho riunito di fronte alla Grande moschea, chiedendovi per tre volte di non essere rieletto governatore, per tre volte mi avete gridato: ’Sei tu l’uomo che fa per noi’”. [...] Da allora la gente lo chiama ”Amir sahib”, il signor Emiro. Ma con il suo esercito privato che conta 25 mila uomini (i carri armati sono ancora quelli rubati ai sovietici), Ismail Khan è soprattutto un grande signore della guerra, il più temibile ”warlord” afgano. Non è certo un fondamentalista, ma neanche un democratico convinto. Il governatore è piuttosto un monarca illuminato o, come ama definirsi, ”un capo spirituale”, sebbene abbia piazzato i mullah nei posti chiave della sua amministrazione. Un rapporto [...] dalla Human rights watch l’accusa di aver instaurato una nuova dittatura, dove gli oppositori sono sistematicamente imprigionati e torturati, e dove le donne vengono discriminate esattamente come nell’era dei talebani. A sua discolpa va detto che appena tornato al potere ha riaperto le scuole per le ragazze. ”Eppoi, prima di me c’erano gli studenti del Corano che spingevano i nostri figli al traffico di droga e che tagliavano le mani delle donne con le unghie smaltate”. [...] è protetto da Teheran, ma è anche un amico di Washington. Gli iraniani gli stanno costruendo i cento chilometri della strada che porta al confine tra i due paesi; gli americani hanno promesso di rinnovare il sistema fognario della città. ” vero, i miei soldati hanno ricevuto armi da Teheran, ma questo accadeva mesi fa. Oggi, non abbiamo più bisogno di loro”. Kabul lo ha riconosciuto governatore [...] e annovera suo figlio, Mir-Wais Sadeq, tra i ministri più importanti del governo Karzai. ”Quanto a me, ho rifiutato di diventare ministro dell’Interno, perché la mia presenza è più importante qui che altrove”. Pur difendendo la necessità di un governo forte, Ismail Khan non è disposto a cedere neanche un centesimo della sua enorme fortuna. Già, perché grazie ai dazi doganali che impone ai camion provenienti dall’Iran e dal Turkmenistan, che per attraversare il paese sono costretti a passare da Herat, l’emiro è anche un uomo molto ricco. I proventi di questi pedaggi si aggirano intorno ai 100 mila dollari al giorno: una cifra astronomica nell’Afghanistan devastato di questi anni. ”Non chiedetemi dove finisce il denaro. In alcune regioni dell’Afghanistan ci sono ancora scontri, da noi, invece, c’è ordine, le scuole sono aperte, le banche funzionano”. Oltre a mantenere il suo esercito, il governatore crea parchi per i bambini, ristruttura edifici, allarga le strade. Qui, la ricostruzione è indubbiamente molto più veloce che altrove. E Herat, dove non c’è un solo soldato delle forze internazionali di pace, è oggi la città più sicura del paese» (Pietro Del Re, ”L’Espresso” 21/11/2002).