L’Indipendente 5/09/2004, 5 settembre 2004
Scavare pozzi o arpionare balene? Al tempo l’olio migliore per le lanterne era lo spermaceti, una sostanza che veniva ricavata dalla testa dei capodogli
Scavare pozzi o arpionare balene? Al tempo l’olio migliore per le lanterne era lo spermaceti, una sostanza che veniva ricavata dalla testa dei capodogli. La richiesta di questo grasso purissimo era sempre più forte e, nonostante la flotta baleniera degli Stati Uniti fosse in costante crescita, la richiesta superava l’offerta, i capodogli cominciavano già a scarseggiare e i prezzi salivano. Kier quindi distillò rozzamente il petrolio in un alambicco usato per produrre whiskey e cominciò a vendere il suo ”Pennsylvania Rock Oil” per illuminazione. Sicuramente finire nelle lanterne non era ancora l’impiego più azzeccato per il petrolio ma comunque un passo avanti rispetto all’uso come vermifugo. La cosa funzionò, e il distillato si vendeva, ma per i suoi vicini la questione si fece preoccupante quando l’intraprendente Kier portò la capacità dell’alambicco da uno a cinque barili. La qual cosa, però, fece decidere alla municipalità di Pittsburgh d’intimargli il trasferimento in periferia, per paura d’esplosioni. Gli affari di Kier andavano comunque piuttosto bene, e l’uso del ”Rock Oil” si diffuse in tutta la Pennsylvania occidentale, arrivando fino a New York. La strada verso il successo era però ancora tutta da percorrere. Bisognava capire come estrarre il petrolio, per non essere costretti a raccogliere solo quel poco che colava dalle rocce. Un Raffinato liquido Nel 1854 un giovane avvocato del New Hampshire, George H. Bissel, fu il primo a annusare il petrolio e a sentire forte il profumo dell’oro. Con un socio comprò un terreno e fondò la Pennsylvania Rock Oil Company of New York. Per rassicurarsi che l’investimento fosse buono, Bissel chiese all’eminente professore Benjamin Silliman Jr. dell’università di Yale, noto scienziato dell’epoca, di verificare se il ”Seneca Oil”, potesse diventare un buon combustibile per lampade. Ricevuta la bottiglia di petrolio, Silliman lo distillò in varie frazioni, ricavandone diversi prodotti, tutti composti di carbonio e idrogeno. Tra questi c’era pure un olio illuminante di altissima qualità. Il professor Silliman fu molto chiaro nel confermare che l’affare c’era, e era pure grosso. «Signori - scrisse consegnando la sua relazione conclusiva - senza ombra di dubbio vi sono fondati motivi per ritenere che la vostra società sia assolutamente in grado di trasformare il materiale grezzo di cui dispone, mediante procedimenti semplici e poco costosi, in prodotti di grande validità nel settore dell’illuminazione e della lubrificazione. Sono certo che la vostra società abbia grandi possibilità di fare affari». Lo studio, considerato una pietra miliare della chimica petrolifera, fu così costoso (526 dollari più altri 75 per l’attrezzatura saltata in aria durante le analisi) che Bissel venne costretto a cercare nuovi soci. I nuovi fondi servirono per capire quanto petrolio c’era, come fare a estrarlo eccetera.