L’Indipendente 5/09/2004, 5 settembre 2004
In tempo di petrolio ce n’era fin troppo. Il bitume sgorgava in pozze a cielo aperto in Azerbaijan; colava nel letto dei fiumi da rocce spugnose nella Russia centrale; veniva raccolto dagli indiani d’America nei territori dell’Est, che se lo spalmavano addosso per difendersi dalle zanzare
In tempo di petrolio ce n’era fin troppo. Il bitume sgorgava in pozze a cielo aperto in Azerbaijan; colava nel letto dei fiumi da rocce spugnose nella Russia centrale; veniva raccolto dagli indiani d’America nei territori dell’Est, che se lo spalmavano addosso per difendersi dalle zanzare. Il petrolio era a portata di mano, ma nessuno aveva ben capito a cosa potesse servire. Dal 1597 a Mosca veniva venduto come olio da lampada, ma quando bruciava faceva un fumo denso e acre, e dunque veniva considerato un prodotto di pessima qualità. Più o meno la stessa cosa accadeva negli Stati Uniti. Intorno al 1790, in Pennsylvania, i coloni della zona di Oil Creek (letteralmente ”torrente d’olio”) scoprirono che una strana sostanza unta, puzzolente e scura colava naturalmente nei fiumi e era usata dagli indigeni, indiani irochesi della tribù Seneca, per illuminare e scaldare le abitazioni e scacciare gli insetti. Lo usarono anche i pionieri, per esempio, come lubrificante per i mozzi dei carri, e un po’ se ne vendeva, tanto che nel 1797 il generale William Wilson registrava nell’inventario di Fort Franklin, vicino a Oil Creek, l’esistenza di «n° 3 barili di Seneca Oil - 50 dollari». la prima quotazione del petrolio. L’oro nero era, come adesso, unto, scuro e disgustoso: i coloni pensarono che con queste caratteristiche doveva essere per forza un’ottima medicina. In poco tempo, grazie alla credulità popolare sul mercato cominciarono a circolare bottiglie di petrolio non raffinato, rinominate ”Seneca Oil”, vendute sulle piazze dagli imbonitori. Le qualità del liquido venivano sostanzialmente decise dal ciarlatano di turno: curava piaghe, calvizie, tosse, mal di testa, mal di denti, scacciava i vermi ecc. Il petrolio veniva venduto per curare tutto, però non serviva a nulla. Per questo a un certo Samuel Kier, farmacista in Pittsburgh, era rimasto un magazzino pieno di bottigliette di petrolio, che aveva cercato inutilmente di spacciare come tonico universale. Nel 1847, quindi, decise di riciclare quel liquido come olio per lampade. Il farmacista pensò che non poteva che andargli bene, in fondo quella robaccia la prendeva dai pozzi di salgemma che si trovavano sulle terre di suo papà (fonte di bei guadagni per la famiglia): usciva insieme al sale e liberarsene, bruciandolo, era una gran seccatura. Perché non provare a venderlo?