5 settembre 2004
Tags : Thor. Heyerdahl
Heyerdahl Thor
• Nato a Larvik (Norvegia) il 6 ottobre 1914, morto a Colla Micheri il 18 aprile 2002. Esploratore. «Se prendete la prima pagina di quel bel libro dei tempi andati che è Storia della navigazione di H. W. van Loon (Bompiani, 1939), leggerete questa citazione di Charles Darwin, tratta dal suo diario di bordo scritto quando era imbarcato sul ”Beagle”: ”Ma la maggior parte dei marinai, mi sembra, hanno poco gusto per il mare; se la necessità ve li spinse, furono i sogni di gloria da giovani o la forza dell’abitudine da vecchi, che sono gli unici legami dell’attrattiva”. L’esattezza di Darwin nel parlare di quella vocazione e di quello scarso gusto per il mare gli derivava dal non essere marinaio, ma dall’essere un naturalista capace di studiare l’uomo evoluto con tutte le sue contraddizioni; quella del marinaio poteva coincidere, insieme, con un sogno, un’abitudine, e con la consocenza e la paura del mare. Quella di Thor ha coinciso col non essere neanche lui un marinaio, ma un navigatore. Anzi un archeologo-navigatore [...] ha scorrazzato per gli oceani su un certo tipo di imbarcazioni per dimostrare che certe rotte, impensabili, erano già state percorse in tempi molto andati su quello stesso tipo di barche. Un misto di sorpresa, di dimostrazione archeologica, e anche di coraggio: se è vero, come dicono, che Thor, da piccolo avesse paura dell’acqua. Nel 1947 si trovava nell’arcipelago delle isole Marchesi, nell’oceano Pacifico, aveva ascoltato un vecchio che gli parlava di Tiki ”dio supremo, figlio del Sole e di un paese al di là dei mari”; aveva poi confrontato le immagini del dio Tiki con altre, molto simili, di una civiltà scomparsa dell’America del Sud: aveva quindi stabilito una possibile filiazione fra gli abitanti di quelle due parti del pianeta, separate da 8 mila chilometri d’oceano; e aveva infine studiato le imbarcazioni usate dalle antiche popolazioni del Perù preincaico. Il resto ha coinciso con un viaggio. Il 28 aprile di quell’anno, un’imbarcazione ”arcaica”, chiamata Kon-Tiki (’Tiki il Sole”) che Thor aveva fatto costruire in tempi brevi, salpava dal porto peruviano di Callao diretta verso l’altra parte del Pacifico, con a bordo cinque norvegesi e uno svedese, e provvista di razioni di cibo fornite dall’esercito degli Stati Unti, un sestante, una carta nautica, una cinepresa, un pappagallo, dei libri. Quei marinai, Thor compreso, furono presentati da Thor stesso come ”marinai d’acqua dolce”. Scomparvero nell’orizzonte dell’Oceano, il mondo si dimenticò di quell’equipaggio, pensando che fosse finito in fondo al mare: finché, dopo 101 giorni, il Kon-Tiki approdò sull’isola poliensiana di Raroia. I sopravvissuti diventarono così testimoni di una possibile traversata con ”scambio di civiltà” avvenuta molti secoli prima. Nel 1970, un’altra impresa, con dimostrazione oceanica: Thor sulla sua barca di papiro Ra II partiva dalle coste marocchine per toccare in 57 giorni le Barbados caraibiche. la tesi archeologica era che gli antichi egizi potevano aver attraversato l’Atlantico. Ra era il dio egizio del Sole. Senza essere un marinaio, Thor ha senza dubbio avuto bisogno del mare [...]» (’diario” 26/4/2002).