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 2004  settembre 05 Domenica calendario

GRISENDI Adele

GRISENDI Adele Montecchio (Reggio Emilia) 10 ottobre 1947. Sindacalista. Della Cgil. Scrittrice. Compagna di Giampaolo Pansa. Tifa per la Juve • «Era entrata nella “famiglia rossa” giovanissima, dopo avere rinunciato all’idea di frequentare l’Isef, con il padre che aveva sbottato: “Ho cominciato a tirarmi il collo come un grande che non avevo ancora sette anni, e dovrei mantenerti ancora?”. E allora, “al diavolo la ginnastica”: per orgoglio, per rabbia, per mettersi in gioco entra subito in fabbrica. Lo sfondo è la “Città rossa”, cioè Reggio Emilia, l’anno è il 1968: mentre una generazione prova a immaginare la rivoluzione, la ventenne Grisendi, apprendista operaia, si ritrova a ritagliare con le forbici modelli di abiti per bambine, 11 ore di lavoro al bancone, le mani che “facevano un gran male”. [...] L’ingresso nella Cgil arriva quasi subito, con l’assunzione in ospedale come “impiegata archivista del reparto di radiologia, ma con la qualifica di inserviente”. Dequalificata, insomma. Senza tessera di partito, che arriverà poco più tardi con l’iscrizione al Pci di Enrico Berlinguer, ma già combattiva; e subito appassionata all’idea di condividere le angosce e le speranze della sua comunità, la vicinanza con le persone che rivendicano gli stessi diritti. Perché “c’è chi nasce con la propensione per gli affari, chi con la vocazione religiosa e chi con il genio dell’artista. Ma c’è anche chi scopre di provare interesse per i problemi degli altri, per farsene carico senza perseguire utili personali”, nel nome di un “comandamento laico” che si oppone alle ingiustizie. [...] divenuta nel 1976 sindacalista a tempo pieno, per condividere talora con commozione le sue ansie, il desiderio di mettersi alla prova, il tremore ma anche la consapevolezza con cui accetta incarichi che le appaiono superiori alla sua preparazione, e quindi la dedizione assoluta verso la “famiglia rossa” e le persone da essa riunite. Il suo soprannome è Niki Lauda, per la sua velocità nella pista cigiellina. Funzionario a tempo pieno nella Val d’Enza, dopo un corso di formazione di 20 giorni nel centro della Cgil ad Ariccia. Comizio d’esordio, il Primo maggio del 1977, dopo giorni di terrore al pensiero di salire su un palco. L’impegno femminista, nello sforzo di aprire il sindacato ai problemi delle donne, la lotta contro i turni di notte, la battaglia per la legge sull’aborto anche contro le prudenze del Pci. La crescita nei ranghi del sindacato, fino all’assunzione di un ruolo di rilievo nella Fiom locale: una donna (una donna!) a capo dei metalmeccanici. Poi succede qualcosa. Qualcosa di indefinito. Un dito lasciato inavvertitamente nel rapporto fra la componente comunista e la minoranza socialista della Cgil. Mezze calunnie come refoli di vento fra i corridoi del sindacato. Troppo “di destra”, la Grisendi? Un capo che le nega la fiducia, l’emarginazione, gli sguardi distolti dai compagni, il saluto dissimulato. [...] “Non avevo più nulla a cui aggrapparmi. Il capo della Cgil della Città rossa aveva vinto la sua guerra contro di me. Una piccola dirigente che contava poco, che non poteva fargli ombra, ma che si rifiutava di prendere ordini e che, infine, era una donna”. Già, una donna. Ma una donna ambiziosa, “frazionista”, sotto accusa perché additata come segno di divisione. [...]» (Edmondo Berselli, “L’Espresso” 15/5/2003).