(Lettere estratte da Caro duce. Lettere di donne italiane a Mussolini 1922-1943, Rizzoli, Milano 1989), 3 settembre 2004
segue dalla prima vero amore Duce, v’ho visto ieri nella tumultuosa visita che avete reso alla nostra antica città
segue dalla prima vero amore Duce, v’ho visto ieri nella tumultuosa visita che avete reso alla nostra antica città. Ho incrociato il mio sguardo col Vostro: Vi ho detto ammirazione, devozione, rivelato i miei sentimenti. Certo, in seno mi batte un cuore e non una spugnaccia annegata nella sugna come a quei filari di donnette che V’hanno accolto in piazza quasi mettendo in pericolo la Vostra vita. Arrivare a spezzare i vetri della Vostra vettura pur di toccarVi: zotiche assassine, come le odio! Fino alla Vostra venuta in città ero la donna più infelice del mondo. Malmaritata con un uomo freddo come un canapo stretto alla gola, e di tanti anni avanti a me, temevo di non conoscere più, nella vita, l’amore. Ora so che Vi amo. Dai giornali leggo che più che vivere Voi levitate: all’Italia date tutto e così non mangiate, non bevete, non dormite. Ebbene levito anch’io: da quando V’ho visto anch’io non mangio, non bevo e non dormo. Ieri ho corso tanto per non perderVi ai miei occhi, mi sentivo morire e nel frattempo, prima di perdere i sensi, ho saputo che Vi avevo raggiunto dentro il Vostro cuore: me lo dice l’espressione caldissima con cui mi avete guardato prima che mancassi. Or qui, in terra di Siena, c’è un fiore che attende d’esser colto. Non lasciatelo sfiorire perché, se V’accosterete, scoprirete tutto un giardino appassionato, devoto, discreto. Michela C. Siena, 14 dicembre 1925