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 2004  settembre 03 Venerdì calendario

Geddes Anne

• Home Hill (Australia) 13 settembre 1956. Fotografa.. «[...] la più famosa fotografa di bambini del mondo. Chi non l’abbia mai sentita nominare sappia che è una signora neozelandese [...] che insieme al marito ha costruito un impero editoriale [...] calendari, bambole, carta da lettere, scatole, borse - tutti con le inconfondibili immagini di bambini piccoli e piccolissimi ritratti in pose decisamente insolite. Neonati che dormono profondamente sdraiati su zucche giganti, infagottati dentro crisalidi di farfalle, incapsulati in baccelli di piselli, altri che spuntano da una foglia di cavolo, da un vaso di fiori, da un bocciolo di rosa, da una conchiglia. Immagini tenere e insieme forti, che raramente lasciano indifferenti. O piacciono da morire, o disgustano. Chi le trova dolcissime, chi stucchevoli, chi rasserenanti, chi inquietanti, chi un inno alla vita, chi un ridicolizzarla, come mettere il fiocchetto a un barboncino. Probabilmente hanno ragione entrambi, nel senso che le foto di Anne Geddes sono davvero un distillato delle emozioni che può suscitare il mistero della maternità e della nascita. Che infatto intenerisce e spaventa insieme. Lei [...] dice che quello che più ricerca nel suo lavoro sono l’impatto emotivi e la semplicità. Anche se a volte le sue immagini - per esempio due bimbi prematuri con orecchie e code di topolini che escono da un paio di scarponi - sono tutto fuorché semplici... “Quando si guarda una delle mie foto a me sembra che l’occhio vada prima a cercare il volto del bambino, senza soffermarsi sull’ambientazione, per quanto complicata sia. Perché i bambini sono sempre l’elemento più importante dell’immagine”. [...] Ogni foto di Anne Geddes [...] ha una sua storia. Ma prima di entrare nell’avventura della realizzazione, nasce da un’ispirazione che è un sogno, una fantasia, un ricordo dei vecchi libri di favole nordiche. Così lei ha inventato un nuovo modo di fotografare, e ne ha fatto un genere a sé. Iniziando, come spesso accade, un po’ per caso. “Ho sempre amato la fotografia ma dalle mie parti non esistevano corsi speciffici, quindi non ho mai pensato di diventare fotografa negli anni della scuola, quelli in cui si decide che cosa si farà da grandi. L’ho fatto a 25 anni, quando ho avuto la possibilità di dare una svolta alla mia carriera”. E ha scelto subito di fotografare bambini. “I genitori li portavano dal fotografo coi vestiti della domenica e tornavano a casa con immagini formali di bambini appoggiati su pelliccette di pecora. Insomma, in quelle foto non c’era nulla della personalità dei loro figli”. E qualcosa della personalità del bambino deve venir fuori per forza, altrimenti Anne Geddes non la considererebbe una foto riuscita. [...]» (Sara Ricotta Voza, “Specchio” 22/1/2000).