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 2004  settembre 03 Venerdì calendario

DIACONALE Arturo

DIACONALE Arturo Montorio al Vomano (Teramo) 8 settembre 1945. Giornalista. Direttore de “L’Opinione” • «[...] passato alla redazione romana del “Giornale” di Montanelli quando insieme a Guido Paglia, Andrea Pucci e Antonio Tajani cercavano di indirizzare verso i socialisti un giornale che il grande Indro voleva molto polemico nei confronti di Craxi e soci. [...] “Sono molto geloso della mia libertà ed autonomia. Per conquistarla ho sacrificato una carriera comoda. Limitare la propria vita professionale a uno strumentino piccolo come ‘L’opinione’ può essere anche visto come una scelta di grande arroganza, però sono felicissimo perché posso evitare i compromessi [...] Guido Paglia veniva da un’esperienza di Avanguardia Nazionale. Tajani era monarchico. Io ero culturalmente un liberal libertario… [...] Mi ero infilato da ragazzo nella Giovane Italia dove avevo trovato dei professori un po’ anomali. Massimo Brutti, che adesso sta nei Ds, ci faceva lezione di cultura politica [...] Uscii dalla Giovane Italia e fondai un gruppo culturale che si chiamava Ordine Umano [...] Da non confondere però con Ordine Nuovo [...] Era un periodo in cui gente di estrema destra finiva in Potere Operaio. Avevo amici come Franco Papitto, che oggi scrive su ‘Repubblica’, e che allora militava in Primula Goliardica, emanazione universitaria del partito di Pacciardi. Il ‘68 travolse tutti. A Valle Giulia, a fare a sassate con la Polizia, c’erano anche quelli dell’estrema destra. Guido Paglia, per esempio. Anzi, erano loro a fare più casino visto che erano i più esperti a dare fuoco alle camionette [...] Cominciai all’Aga, l’agenzia della Confindustria. Poi fui assunto al ‘Giornale di Sicilia’, il giornale di Pirri Ardizzone. Direttore era Roberto Ciuni. Un grande giornalista incappato nello scandalo della P2 [...] Arrivai al ‘Giornale’ nell’85. Il primo servizio che feci fu sulla vicenda Sme-De Benedetti. Scrissi a favore di Berlusconi. Montanelli si incazzò e mi tolse il servizio. Non sopportava che si scrivessero cose filo-editore [...] Sono nato in Abruzzo. Media borghesia. Vado molto fiero del nonno di mio nonno che venne condannato a 19 anni di carcere duro dal governo borbonico come rivoluzionario. Era una democratico mazzinian-garibaldino [...] Da ragazzo ho vissuto anche in Veneto e ho giochicchiato nell’oratorio dove si allenava la squadra di Nereo Rocco. C’erano Hamrin, Pin, Scagnellatto. Una volta ho pure giocato con loro. Pioveva. Scagnellatto fece un grande rinvio ed io ebbi l’infelice idea di colpire il pallone, pesantissimo per la pioggia, di testa. Una capocciata tremenda. Momenti ci rimango [...] Renato Altissimo, segretario del Partito liberale, mi disse che voleva trasformare il settimanale ‘Opinione’ in un quotidiano di area. L’idea mi piaceva ma alla vigilia della trasformazione il Pli si è liquefatto e io mi sono trovato con un quotidiano che aveva un contratto pubblicitario e poteva accedere ai contributi statali. Allora ho riunito i redattori e ho detto: abbiamo sei mesi di sopravvivenza. E siamo partiti [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, “Sette” 23/1/2003).