Varie, 2 settembre 2004
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Carini Fabian
• Montevideo (Uruguay) 26 dicembre 1979. Calciatore. Portiere. Dal 2011 al Peñarol. Arrivato in Italia per giocare con la Juventus, con la quale non ebbe fortuna, nel 2004/2005 fu girato all’Inter nell’ambito dell’operazione che portò in bianconero Fabio Cannavaro, nel 2005/2006 fu al Cagliari • «Viene descritto come un portiere forte tra i pali, fortissimo in uscita, abile con i piedi. Insomma, un fenomeno. Lo dice il suo fan club su Internet; lo diceva Paolo Montero nei giorni in cui il giovane di belle speranze arrivava alla Juventus in giacca e cravatta assieme al connazionale O’Neill; lo direbbe anche il suo bisnonno Michele che veniva da un paese vicino a Piacenza. [...] la verità rimane per il momento una sola, molto più prosaica: Fabian Carini è una grossa plusvalenza, tecnicamente parlando un giocatore dalla quotazione gonfiata per garantire alle squadre che se lo scambiano la possibilità di iscrivere a bilancio un utile contabile. Dieci milioni (appena due meno di Michael Owen passato dal Liverpool al Real Madrid) è stato infatti stimato il portiere nell’operazione più curiosa del calciomercato che ha portato Fabio Cannavaro alla Juventus e Carini all’Inter con un contratto triennale fino al 30 giugno 2007. Ma vedendo il suo curriculum c’è da restare perlomeno perplessi. Fabian è partito nel Danubio, famosa squadra uruguaiana in cui è nato anche un altro talento inespresso e ipervalutato, soprattutto nello stipendio, come Alvaro Recoba, col quale il portiere condivide anche il famoso procuratore Paco Casal. Dopo 46 presenze in tre stagioni e mezzo, Fabian è passato alla Juve nel gennaio 2001 per restarci, senza lasciare traccia, una stagione mezza: come secondo di Van der Sar (“È il numero uno al quale mi sono sempre ispirato”, fu all’epoca una delle sue dichiarazioni più inquietanti), il futuro mister 10 milioni ha collezionato 8 presenze (2 in Champions, 6 in Coppa Italia). Presso i tifosi e la stampa, Carini non ha lasciato memoria, né buona né cattiva. Una vita da avulso dalla manovra, legato al clan degli uruguaiani e saldamente inchiodato alla panchina. Poi il passaggio allo Standard Liegi, in Belgio, dove invece ha finalmente giocato con continuità, 62 presenze in due stagioni. Sommando questo a una carriera discreta in nazionale (debutto 18enne in prima squadra nel ’97, poi finale ai Mondiali Under 20 e alla Coppa America del ’99), ne esce un giocatore buono, ma sicuramente non da 10 milioni. Forse, come viene considerato in patria, un erede del grande Maspoli campione del mondo nel 1950, ma difficilmente uno che, al momento, può avere lo stesso valore del capitano della nazionale azzurra, anche se infortunato, già nella parabola discendente della sua carriera e forse ipervalutato a sua volta. Ma dove non arriva la valutazione tecnica, arriva appunto la plusvalenza [...]» (Alessandro Pasini, “Corriere della Sera” 2/9/2004).