Varie, 2 settembre 2004
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Olivera Ruben
• Montevideo (Uruguay) 4 maggio 1983. Calciatore. Del Lecce. Lanciato dal Danubio, con la Juventus vinse lo scudetto 2002/2003, in campo solo per 149’ divisi in 3 presenze, «non poteva pretendere di giocare più di tanto. Però ha fatto più di un’apparizione: in alcuni spezzoni di Coppa Italia, soprattutto nel doppio confronto con la Reggina, in cui Ruben ha dimostrato di avere colpi interessanti, e nella trasferta di Champions League a Kiev, in cui è stato impiegato dall’inizio, prima di fare il suo esordio in campionato, nel finale del big match con la Roma al Delle Alpi [...]» (“Calcio 2000” luglio 2003) • Tornato in bianconero nel 2004/2005 dopo una parentesi in Spagna (Atletico Madrid), vinse il titolo poi cancellato causa “calciopoli”. «Ogni uruguayano deve avere il suo “apodo”, il soprannome, e quello di Ruben Olivera [...] è “El Pollo”. Gli è stato attribuito dai compagni per la sua andatura dal baricentro basso e dalle movenze ondulatorie, che ricordano il bipede da cortile. Con quei compagni di gioco Ruben è cresciuto tra le strade della grande, popolosa periferia di Montevideo [...] ragazzo alto 184 centimetri e corazzato da 79 chilogrammi di muscoli. [...] in patria è considerato l’erede di Recoba, pur discostandosi come caratterirstiche dal Chino. Longilineo, fisico potente, come Recoba ama agire alle spalle degli attaccanti, ma imponendo la stazza oltre alla classe. Al pupillo di Massimo Moratti è legato da un particolare importante che ha segnato la sua giovane carriera. A scoprirlo nelle strade di Montevideo è stato Rafael Perrone, suocero di Alvaro, ex calciatore e allenatore, oltre che talent-scout del Danubio. La metropoli racconta che Perrone si convinse definitivamente delle doti dopo averlo visto realizzare tre gol e servire assist per altre due reti in una partita di quartiere giocata con ragazzi più grandi. È breve il passo dalla scuola della strada alla “Universisad de Futbol” del Danubio, che ha cresciuto negli ultimi quindici anni gente del calibro di Ruben Sosa, Diego Forlan, Marcelo Zalayeta, Fabian Carini ed Ernesto Chevanton. Nel ‘96, all’età di 13 anni, Ruben Olivera ha iniziato a deliziare il palato degli amanti della maglia bianca con banda nera. Con i ragazzi del Danubio ha giocato fino al ‘99, vincendo tutto in patria e partecipando alle rappresentative nazionali, straripando infine al mondiale Under 17 del 1999 in Nuova Zelanda e nel torneo sudamericano under 20 del 2000 in Ecuador. Nei primi mesi del nuovo millennio, ecco il salto in prima squadra e gioca come un veterano. Talento che non è sfuggito ai “padroni” del calcio uruguaiano Paco Casal e Daniel Delgado, che si sono affrettati ad accoglierlo in scuderia. Talento che non ha faticato ad attirare, già prima della Juventus, le attenzioni del Real Madrid e dell’Inter di Moratti. Talento incorniciato dalle parole di uno dei suoi procuratori, Daniel Delgado: “Ruben Olivera è un portento. Dalla stazza sembra uno dei numerosi centrocampisti muscolari cari agli allenatori di oggi, tutto grinta e poco genio. Ma non è cosù, lui ha classe abbinata a potenza, danza negli spazi come un brasiliano, sa sempre indirizzare il pallone” [...]» (Augusto Ciardi, “Guerins Sportivo” 3/9/2002) • Ha giocato anche con Peñarol, Sampdoria, Genoa.