Varie, 31 agosto 2004
VILA-MATAS
VILA-MATAS Enrique Barcellona (Spagna) 31 marzo 1948. Scrittore • «Uno strano scrittore. Si è fissato sui vuoti, sul non esserci, sull’assenza. [...] Feltrinelli pubblicò Bartleby e compagnia che, in omaggio al celebre scrivano di Melville, raccontava le imprese di chi aveva saputo dire ”preferisco di no” alla scrittura, scegliendo la strada della brevità alla Monterroso o il silenzio allucinato alla Salinger. Di ogni autore Vila-Matas racconta appunto i vuoti, quasi istituendo una sorta di campionato del non fare, del non dire, del non esserci. Il messicano Juan Rulfo, per esempio, tace per venticinque anni, eroe solitario, dopo aver prodotto quel Pedro Páramo che García Márquez considera uno dei libri capitali per la sua formazione. Non pago dei molti che realmente non hanno scritto, Vila-Matas non esita ad inventarsi qualche non scrittore e d’altra parte non è la prima volta che lo fa: in un suo libro precedente, Suicidi esemplari [...] c’è un racconto intitolato L’arte di scomparire che è appunto dedicato a uno scrittore che potremmo definire clandestino: un uomo che ama camminare appartato, come per non disturbare, e che, rifiutando ogni protagonismo, si dà da fare per perdere agli scacchi. ”Tutto quello che aveva scritto fino ai quarant´anni - sette lunghi romanzi sul tema del funambolismo - era rimasto rigorosamente inedito”. [...] Vila-Matas è consapevolmente un filosofo da strapazzo. Gli piace il paradosso e alla fine, con i suoi apologhi, vuole elevare una protesta contro la fragile società dell’apparenza in cui viviamo, con la smania di protagonismo che contraddistingue un po’ tutti. [...]» (Paolo Mauri, ”la Repubblica” 31/8/2004).