31 agosto 2004
Tags : Elvina Pallavicini
PALLAVICINI Elvina (Elvina Medici del Vascello). Nata a Genova il 22 gennaio 1914, morta a Cortina il 29 agosto 2004
PALLAVICINI Elvina (Elvina Medici del Vascello). Nata a Genova il 22 gennaio 1914, morta a Cortina il 29 agosto 2004. «Aveva i modi di una regina e uno spirito sarcastico che non l’abbandonava mai. [...] nata Medici del Vascello, genovese e per matrimonio erede del titolo, beni e possedimenti romani sia Rospigliosi sia Pallavicini, era intelligente, colta, dura come l’acciaio [...] Chiusa nel suo palazzo affrescato da Guido Reni, posto giusto in faccia al Quirinale come a contrastarne il potere, Elvina Pallavicini restava un faro difficilmente avvicinabile. Tetragona, ferma nelle sue convinzioni, apriva le porte solo a quanti le erano graditi e spesso non si trattava di persone universalmente amate. Lei sceglieva e il suo imprimatur aveva un significato sociale di primo piano. Apriva la splendida fuga di saloni non di rado, pure per un vezzo dispettoso, come quando, per contrastare Marina Doria in Savoia, proprio quando quest’ultima si apprestava ad inaugurare un ricevimento charity a Bracciano, lei illuminava le sale per un contro-ballo invitando tutta l’aristocrazia disponibile su piazza. Risultato, il fallimento del pranzo in quel di Bracciano. Amica di Giorgio Almirante, lo fu anche di Gianfranco Fini. In suo onore, in un caldo pomeriggio di qualche estate fa, organizzò un sontuoso cocktail con tanto di discorso dell’attuale vicepresidente del Consiglio a propiziare i voti a venire. Lei apparve a cose fatte, si aprirono le porte e da lontano entrò, spinta dalla fedelissima amica e consigliera, la principessa Elika del Drago. Parlando di Elvina Pallavicini, quello che per altri diventa il dato caratteristico più eclatante, nel suo caso passa in secondo piano; sulla sedia a rotelle era costretta da anni, eppure non si era mai persa d’animo o, almeno, non lo aveva mai dato a vedere. Sempre con i capelli freschi di acconciatura, sempre con gli splendidi abiti che il sarto Capucci sapeva disegnare proprio per lei. Una persona di questa tempra, e poco avvezza alle frequentazioni mondane, lega il suo nome a mille aneddoti, alcuni generati proprio da tanta riservatezza. Si dice che lo storico Federico Zeri, dopo aver lavorato a lungo nella casa della principessa per catalogare le strabilianti opere d’arte che la punteggiavano, rimase senza parole quando la stessa Pallavicini non lo invitò alla presentazione, con festa, del catalogo. Si disse perché era privo dei dovuti quarti di nobiltà, ma la Pallavicini non era affetta da queste piccinerie. Non le era simpatico, punto e a capo. E quando lo storico le chiese udienza, lei lo liquidò al telefono sbattendo un cassetto: ”Dottor Zeri, la debbo lasciare, ho un appuntamento col pedicure”. Per anni, ma molto tempo fa, non ebbe un bel rapporto con la figlia Maria Camilla, sposata Diaz della Vittoria. Si racconta che, ancora giovanissima e costretta a una rigidità familiare poco confacente con l’epoca moderna, Maria Camilla in opposizione alla madre, fervente cristiana, per dispetto avesse abbracciato l’Islam. Buon sangue non mente.
Certo è che riuscì a far tremare il Vaticano, quando, ai limiti di uno scisma, appoggiò il cardinale Lefévre che portava avanti la sua battaglia per una Chiesa tradizionalista e latinista in fiero contrasto con le aperture volute da Giovanni XXIII e da Paolo VI. E non si contano le messe in latino che il Casino dell’Aurora ha accolto. [...] in occasione del matrimonio tra Emanuele Filiberto di Savoia e Clotilde Courau, trasmesso in diretta televisiva, era apparsa a chi l’intervistava assolutamente contrariata, tanto da definire ”volgare” la scelta mediatica tanto clamorosa: ”Questo matrimonio è una pochade, per dirla coi francesi. Per noi la monarchia si ferma a Umberto. Rattrista vedere tanto cattivo gusto. Nonno e bisnonno si rivolteranno nella tomba”. Lei era così, capace di memorabili intransigenze e di altrettanto enormi slanci generosi, che però restavano nell’ombra, tanto che si è scoperto solo recentemente l’aiuto dato da lei in favore della Resistenza. [...] principessa terribile, amata e temuta, sicuramente la figura più netta della nobiltà capitolina del Novecento» (’La Stampa” 31/8/2004). «Parlava con voce flebile, amabile e gentile. Difficilmente, però, i suoi desideri potevano essere messi in discussione. Perché lei, la principessa Elvina Pallavicini, nata Medici del Vascello, ha sempre avuto una volontà di ferro e idee molto precise. [...] Appassionata di musica e d’arte, sempre molto elegante (vestiva Roberto Capucci), non ha mai nascosto le sue preferenze: da una spiccata simpatia per la destra, a quella per un cattolicesimo molto tradizionale, come quello di monsignor Marcel Lefebvre con la sua messa in latino, della quale è stata paladina fra la nobiltà romana e al quale ha aperto i portoni del suo palazzo, perfino quando il Vaticano stava avversando e sconfessando il vescovo francese.
Nel suo salotto il leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini è stato accolto e presentato alla nobiltà romana; nel ’94 Silvio Berlusconi ha scelto la sua celebre dimora di fronte al Quirinale per annunciare la propria discesa nell’arena politica. Celebri le frasi taglienti della principessa Pallavicini: ”Nell’aristocrazia siamo tutti di destra”; ”Le famiglie storiche che appoggiano la sinistra in casa mia non entreranno più. Nella vita ci vuole coerenza”. Silvio Berlusconi? ”Dinamico, spiritoso. Forse un po’ troppo impulsivo. Ricordo che si trovò a disagio nella poltrona barocca al centro del salone”. Curiosamente, però, la principessa ”nera” della Roma aristocratica è stata ricordata anche come ”appartenente a un gruppo di Resistenza” all’occupazione tedesca: durante la guerra nascose, infatti, nel suo palazzo una quarantina di partigiani, e i tedeschi ”misero sulla mia testa una taglia di 20 milioni. Milioni di allora”. Il suo interesse per la politica? ” la conseguenza del mio interesse per la patria e per il Paese che adoro. una passione dalle radici antiche”, disse in una delle rare interviste. Legatissima alla famiglia reale, preferì Amedeo d’Aosta nello scontro con il cugino-rivale Vittorio Emanuele di Savoia, arrivando a sfidarne la moglie con una ”controfesta”. Perché quando Marina Doria organnizzò anni fa un charity party (per raccogliere fondi per l’Aids) nel castello di Bracciano, lei rispose con un gran ballo nel suo palazzo di via XXIV maggio, raccogliendo il meglio della nobiltà e 22 ambasciatori di tutto il mondo ”per celebrare il 250° anniversario della morte di Eugenio di Savoia”. Colta, intelligente, ha avuto una sola figlia, Maria Camilla, che ha sposato Armando Diaz della Vittoria. I due nipoti, Sigieri e Moroello, hanno aggiunto il cognome Pallavicini a quello paterno. Gran parte della sua vita è stata dedicata all’imponente collezione di quadri e dipinti di palazzo Pallavicini-Rospigliosi, dove ha aperto (gratuitamente) al pubblico, una volta al mese, il Casino dell’Aurora. E dove ha chiamato lo storico dell’arte Federico Zeri per catalogare una raccolta che comprende la ”Derelitta” del Botticelli, che amava tenere nel suo salotto» (Lilli Garrone, ”Corriere della Sera”31/8/2004).