Varie, 31 agosto 2004
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Cassini Oleg
• Parigi (Francia) 11 aprile 1913, Long Island (Stati Uniti) 17 marzo 2006. Stlista • «[...] lo stilista di Camelot, il sarto personale di Jacqueline Kennedy, playboy, bon vivant, aristocratico, costumista di glamour hollywoodiano. [...] una lunghissima vita trascorsa tutta nel jet-set la sua, un curriculum elegante pieno di glorie e di onori, di premi, trofei, fidanzate dalla bellezza siderale, montagne di dollari. Deve la sua fama a due delle donne più celebri e carismatiche del pianeta: la First Lady per la quale in 1.036 giorni disegnò 300 vestiti, definendone immagine e ruolo, e Grace Kelly, con la quale stava per sposarsi, non fosse che, sul set di Caccia al ladro, la bellissima attrice conobbe il principe Ranieri di Monaco e ritenne il matrimonio con lui più conveniente. Anche perché Oleg Cassini era già sposato, anche se divorziato: con la star di Hollywood Gene Tierney, che poi impalmerà una seconda volta. Per diventare famoso aveva scelto il cognome della madre, la contessa italiana Margherita Cassini de’ Capizzucchi; il padre, Aleksander Loievskij, era un diplomatico russo. Nato a Parigi, Oleg vive i suoi primi anni in Italia: prima a Roma e poi a Firenze, dove si iscrive all´Accademia delle Belle Arti e ha come maestro d’eccezione Giorgio De Chirico. Sua madre ha una boutique e lui dimostra un talento precoce nel disegnare vestiti: fra le clienti del suo primo atelier, che apre a Roma, in via Frattina, c’è anche Edda Ciano. Ma l’Italia del regime gli va stretta e presto, assieme al fratello Igor, fa il grande salto e varca l’oceano. A Los Angeles batte a un doppio di tennis il presidente della Paramount che gli offre un lavoro da costumista. Comincia così la sua scalata alla gloria. Finita la guerra, è il più richiesto fra i designer di Hollywood. Ormai americanizzato, adorato per il suo tocco esotico è conteso dalle star: Ava Gardner e Anita Ekberg, Marilyn Monroe e Grace Kelly, Audrey Hepburn, Joan Collins, Ursula Andress, Nathalie Wood. ”Avevo successo - spiega - perché applicavo i trucchi appresi negli studios per fare sembrare le donne più magre e più sexy”. Con alcune delle sue clienti, la Andress, la Ekberg, Linda Evans, intreccia love story; si professa un ammiratore di Giacomo Casanova, va a cavallo, scia e gioca a golf come pochi. Per Jackie però è un (lussuoso) ripiego. La sua fortuna la deve all’obbligo cui la 31enne First Lady deve sottomettersi: vestire patriottico, americano, made in Usa. Pat Nixon infatti, la moglie dell’avversario, l’accusa pubblicamente di preferire la couture francese, il che è vero. Oleg Cassini è abbastanza intelligente e malleabile da copiare - rielaborandoli - gli stilisti prediletti dalla nuova First Lady, e cioè Givenchy, Marc Bohan, Chanel, Lagerfeld e il nostro Forquet. Crea così un nuovo stile mantenedo però intatto l’impeccabile look europeo di raffinatezza e modernità che farà degli abiti di Jacqueline addirittura un’arma politica e diplomatica. E lui che, invariabilmente in tinta unita, veste il mito, il sogno americano di bellezza e felicità rappresentato dalla signora di Camelot. E di Oleg Cassini l’abito lungo color avorio indossato al ballo d´insediamento alla Casa Bianca ”ispirato” al vestito da sposa di Fabiola del Belgio. di Cassini il lungo tubino da sera in georgette rosa che Jackie indossò a Vienna nel giugno del ’61 incantando Kruscev. di Cassini il severo abito nero lungo fino a terra, definito ”di ascetica magnificenza”, che la First Lady esibì in Vaticano, quando fu ricevuta in udienza dal papa» (Laura Laurenzi, ”la Repubblica” 20/3/2006). «[...] Gran play boy, bell’uomo di gusti raffinatissimi, ha vestito donne celebri, come Audrey Hepburn e Jackie Kennedy. [...] divenne famoso in tutto il globo nel ’61, quando rifece il look alla first lady. Per lei creò oltre 300 abiti e inventò il cappello pill box, segno distintivo di un’eleganza upper class scopiazzata all’epoca da tutte le donne che emulavano lo chic di Jacqueline. Un’eleganza così raffinata che durante il suo viaggio in India nel ’62 le valse il titolo di ”Ameriki Rani”, regina d’America. Prima che la moglie di JFK lo scegliesse come stilista ufficiale, Cassini lavorò per anni a Hollywood, disegnando costumi per il cinema (nel 1940 per la Twenty Century Fox e nei ’50 per la Eagle Film). Nei suoi capi da cocktail, come in certi tailluer di maglia e nei provocanti vestiti guaina si infilavano star del calibro di Joan Collins, Marilyn Monroe, Grace Kelly e Ava Gardner. Aveva un debole per le belle donne, non soltanto professionale. Scherzando si definiva un grande ammiratore di Giacomo Casanova. Sposò ben due volte Gene Terney ma intrecciò love story più o meno lunghe con diverse dive. Tipo Anita Ekberg, Ursula Andress, Linda Evans e Jill St. John. La più seria delle sue relazioni sentimentali fu con Grace Kelly. Avrebbe voluto sposarla, ma lei preferì convolare a nozze con il principe Ranieri. Nato a Parigi nel 1913 da un diplomatico russo (Alexandre Loiewskiy) e da una nobildonna (Margherita Cassini de Capizucchi) Oleg nel 1917, dopo lo scoppio della rivoluzione russa, con la famiglia a cui vengono confiscati tutti i beni, si trasferisce a Roma per rimanerci diversi anni. Prima di imbarcarsi per l’America nel 1936 - dove costruì poi il suo impero, partendo da zero, con numerosissime licenze (occhiali, costumi da bagno, scarpe, ecc.)- seguì corsi di disegno all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, con un maestro d’eccezione, Giorgio de Chirico. E vinse ben cinque primi premi, nel 1934, ad una gara internazionale di moda, a Torino. La sua moda, considerata a volte un po’ troppo rigorosa, ha sempre avuto come obiettivo di non nascondere le forme della donna, anzi di valorizzarle. Uno stile riassunto e sublimato fin nei minimi dettagli nel suo libro Mille giorni di magia (edito da Rizzoli). In pratica un diario del periodo in cui lavorò per la Casa Bianca, 223 pagine che iniziano con il telegramma delle misure di Jackie e terminano con l’immagine di lei, in camicetta e gonna lunga, a cena con Onassis. Cassini si è anche autoproclamato l’inventore del look di Grace Kelly (e della sua algida bellezza, un po’ distante), e amava definire Jackie Kennedy ”una figura egizia”. [...]» (’La Stampa” 20/3/2006). «L’uomo che creò l’inconfodibile look di Jackie [...] ”Diciamo che l’abbiamo costruito insieme, pezzo a pezzo, mese dopo mese. Jackie aveva chiaro in mente il suo stile ideale, semplice e raffinato, ma non si immischiò mai nei dettagli tecnici dei 300 abiti che creai per lei nei suoi tre anni alla Casa Bianca. Mi permise di guidarla perché si fidava del mio gusto italiano [...] Mio nonno, il conte Arthur Cassini, fu ambasciatore dello Zar a Washington. Io però sono cresciuto a Firenze dove completai i miei studi e cominciai a lavorare a Roma, prima di emigrare negli Usa nel 1936 [...] Giocavo a golf con il patriarca del clan, Joseph P. Kennedy, e disegnavo abiti per sua moglie Rose. Ma ero legato soprattutto a John, Parlavamo per ore di politica e donne” [...]» (Nicoletta Sipos, ”Chi” 9/5/2001).