Varie, 31 agosto 2004
BORATTO Caterina
BORATTO Caterina Torino 15 marzo 1916, Roma 14 settembre 2010. Attrice. Ha esordito nel cinema in Vivere! (1937) di Guido Brignone accanto a Tito Schipa. Tra i suoi film più famosi figurano Campo de’ Fiori (1943) di Mario Bonnard, 8 e 1/2 di Federico Fellini (1963), Giulietta degli spiriti (1965) di Fellini, Io, io, io... e gli altri (1965) di Alessandro Blasetti, Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini, Primo amore (1978) di Dino Risi, Il mondo nuovo (1981) di Ettore Scola, Claretta (1984) di Pasquale Squitieri, Amici miei atto III (1985) di Nanni Loy. «Volto mitico del cinema dei “telefoni bianchi”. Sembrava destinata a chissà quale fortuna a Hollywood, dove l’aveva chiamata il mitico Louis B. Mayer, ma la guerra cambiò il corso della sua vita, spingendola a tornare in Italia. Il gelosissimo marito, Armando Ceratto, nome illustre dell’alta borghesia milanese, la convinse a lasciare la carriera chiudendola in una gabbia dorata. ma dopo 12 anni di silenzio tornò sul set grazie all’intervento di Federico Fellini che la volle in Otto e mezzo [...] esordio con Vivere! accanto al leggendario tenore Tito Schipa, nel 1937 [...] Breve flirt con Specer Tracy [...] L’attrazione per lo schietto e generoso Amedeo Nazzari, suo partner nel film Il romanzo di un giovane povero [...]» (Nicoletta Sipos, “Chi” 18/4/2001) • «Lunare, diafana, naturalmente regale senza mai mostrare una pur pallida ombra di alterigia, […] “condannata” a essere bellissima. Lo era quando ebbe inizio la sua carriera cinematografica nel 1937 con Vivere! al fianco di Tito Schipa (e il grande tenore perse comprensibilmente la testa per lei). Lo è stata, dopo il ritiro avvenuto nel periodo bellico, negli anni del suo ritorno al cinema quando il “mago” Federico Fellini la rilanciò con 8 e 1/2 e Giulietta degli spiriti . […] quella condizione di grazia che spinse proprio Fellini a dire: “Scegliere le luci giuste per fotografarla è un problema dal momento che è lei che dà luce...”. […] ha ripercorso […] le tappe di questa esistenza degna di un romanzo ottocentesco nella sua autobiografia Il battello dei sogni, struggente amarcord di una diva dei telefoni bianchi approdata nella maturità al cinema d’autore. Il percorso, per la verità, doveva essere diverso. All’inizio la giovane Caterina pensava di diventare un soprano leggero ma, ossessionata da una incontrollabile timidezza che le inibiva le scene, deluse sostenitori del calibro di Mascagni e Toscanini e scelse i set cinematografici. Ebbe un tale successo da tentare addirittura l’avventura hollywoodiana. Arrivò in America sotto gli auspici di Louis B. Mayer, mitico signore della Metro, che le impose il nome di Katherine Barrett e le disse: “Cercavo una ragazza pulita che possedesse al tempo un tocco di classe... Per me lei sarà the Duchess”. Ebbe un flirt con Spencer Tracy, conobbe Judy Garland (“dal sorriso radioso su un corpo goffo e vulnerabile”) e Marlene Dietrich (“una strega buona”). Incontrò Francis Scott Fitzgerald, gigante della letteratura, costretto a lavorare come sceneggiatore della Mgm per sopravvivere. […] il grande scrittore mangiava a mensa con gli operai, in segno di sfida verso una Hollywood che non amò mai... “Scott, non trovi che questa ragazza sia radiosa?”, chiese all’autore del Grande Gatsby l’amica e scrittrice Dorothy Parker, indicando la Boratto. “Oh, lei è qualcosa di più”, rispose Fitzgerald. “Levita a mezzo centimetro da terra. È il battello dei sogni, la ragazza che da giovani sogniamo”. Molto tempo dopo, Pier Paolo Pasolini riconfermò quel giudizio. Volle Caterina Boratto tra gli interpreti di Salò convinto non solo della sua bellezza ma della sua bravura. E un giorno le fece trovare il camerino invaso da decine di rose rosse accompagnate da un biglietto: “La luce che hai acceso dietro i vetri e gli alabastri risplende sempre più dolce e sicura... un abbraccio affettuoso dal tuo Pier Paolo”. Parole che non hanno soltanto il sapore di polvere di stelle» (Marina Forti, “Il Messaggero” 15/3/2005).