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 2004  agosto 30 Lunedì calendario

FELTRI Mattia

FELTRI Mattia Bergamo 23 giugno 1969. Giornalista. Della Stampa. Lanciato dal “Foglio”, è poi passato a “Libero” con il padre • «L’autore della Letterina sul “Foglio”, delle inchieste su Pietro Pacciani e sull’anno del terrore di Tangentopoli sul “Foglio”, della rubrica di recensione del “Giornale” sul “Foglio”. [....] Uno dei talentuosi giornalisti di Ferrara, la qual cosa significa molto di più che lavorare da qualche parte. [...] Da ragazzo, quando il padre giornalista tornava a casa dal lavoro, Mattia dormiva. Quando Vittorio si svegliava, Mattia era già a scuola. Non si vedevano mai. Se non fosse stato suo babbo, il figlio lo avrebbe odiato. “Quando lui fondò ‘Libero’” ricorda Mattia “mi sarebbe piaciuto collaborare, se non fosse stato mio padre”. Ma poi, negli anni, ha cambiato idea: “Quando l’editore di ‘Libero’ mi ha fatto l’offerta di assunzione, ho pensato: se Vittorio Feltri non fosse direttore, io non ci andrei. Ma Vittorio Feltri è direttore di ‘Libero’, quindi… [...] quando mi sono immaginato il mio 2004 al ‘Foglio’ [...] l’ho visto identico al 2003. Me ne sono andato come se ne va un naufrago da un’isola deserta. Ero contento di andarmene, ma nello stesso tempo ci lasciavo il cuore [...] Il vantaggio di lavorare con mio padre è che, almeno quando siamo in riunione, ha più remore a dirmi che sono una testa di cazzo [...] il primo a essere in imbarazzo a lavorare con mio padre sono io”. Quando era un cronista alle prime armi, il babbo leggeva i suoi articoli senza pietà: “Se ti va bene, arriverai all’‘Eco di Bergamo’” infieriva. “Ora capisco perché sei così magro, è il cervello che non incide sul peso”. Poi, però, una volta Mattia trovò sul letto un articolo suo e un appunto del padre: “Questo avrebbe potuto essere pubblicato sul ‘Corriere della sera’, perché è più difficile scrivere bene un pezzo su una fesseria che su un grande evento [...] Una volta Berlusconi mi telefonò e disse: ‘La prima cosa che faccio la mattina è leggere la tua letterina sul ‘Foglio’’. Ero molto felice. Poi ho scoperto che aveva detto la stessa cosa a mio padre, per i suoi editoriali” [...] Vittorio non si rese conto del talento del figlio finché non lesse un suo articolo sul settimanale “Il Borghese”. Era il 14 gennaio 1998. Mattia era già un cronista del “Foglio”, l’articolo s’intitolava: “Quel Feltri, non fosse mio padre lo odierei”. Allora Mattia viveva con Vittorio a Ponteranica, Bergamo. Oggi ha preso casa da solo a Milano, però è andato a lavorare col babbo. Dice il figlio di avere un obiettivo per il futuro: “Lavorare il meno possibile”. Il padre, invece, vuole lavorare il più a lungo possibile: “Non riesco a immaginarmi su una panchina dei giardinetti o a spingere il carrello al supermercato con la lista compilata da mia moglie”. A sentirli così, sembrerebbero due tipi così diversi. In realtà, Mattia e Vittorio Feltri si somigliano enormemente» (Silvia Grilli, “Panorama” 12/3/2004).