L’Indipendente 22/08/2004, 22 agosto 2004
A ambasciatori e viaggiatori del Regno Ferdinando chiedeva di riportare a Napoli le innovazioni tecniche che avessero incontrato nel corso dei loro viaggi
A ambasciatori e viaggiatori del Regno Ferdinando chiedeva di riportare a Napoli le innovazioni tecniche che avessero incontrato nel corso dei loro viaggi. Arrivò così a San Leucio, nel 1829, il telaio Jacquard, la prima macchina a sfruttare il sistema delle schede perforate, considerata il precursore dei calcolatori elettronici e del computer. Joseph-Marie Jacquard era figlio di un imprenditore serico di Lione. Aveva il pallino della tecnica e nel 1801 mise a punto un telaio in grado di eseguire disegni predefiniti grazie a un sistema elementare (simile a quello dei carillons) che Jacquard presentò all’esposizione universale di Parigi del 1804. Il funzionamento del telaio era semplice e geniale: il disegno veniva riprodotto, sotto forma di una serie di forellini, su una scheda di cartone; questa veniva inserita sotto un rullo costellato di aghi, che potevano attraversarla solo in corrispondenza dei fori, facendovi passare i fili di seta, intrecciando quelli dell’ordito e con quelli della trama. Per garantire tessiture perfette ora bastava un unico operaio che azionasse il pedale da cui tutto muoveva. La produzione aumentava, ma l’invenzione rischiava di mandare a casa l’ottanta per cento della popolazione attiva di Lione. Per questo il Consiglio della Città ordinò al povero Joseph-Marie di distruggerla. A parziale risarcimento, 1808 Jacquard ricevette in premio 3.000 franchi dalla Societé d’Encouragement pour l’Industrie National. Nel 1812 i telai Jacquard attivi in Francia erano oltre 11.000. Dieci anni dopo arrivò in Italia.