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 2004  agosto 22 Domenica calendario

l’enigma ferdinandeo Il Codice si chiude con una frase che aggiunge pathos al tono già «familiare» che lo caratterizza: «Quest’è la legge, ch’io vi do per la buona condotta di vostra vita

l’enigma ferdinandeo Il Codice si chiude con una frase che aggiunge pathos al tono già «familiare» che lo caratterizza: «Quest’è la legge, ch’io vi do per la buona condotta di vostra vita. Osservatela e sarete felici». Il tono è quello di un Re-padre; la grande attenzione del Codice alla produttività della Colonia dipinge un Re-imprenditore; le novità introdotte a San Leucio un Re-riformatore a tratti, si passi il termine, «socialista». In ogni caso, tutti ritratti che cozzano oltremodo con il Ferdinando IV che storia e storici hanno consegnato ai posteri.  lecito pensare che il Re fosse davvero lo scavezzacollo un po’ stupido che l’aneddotica sul suo conto descrive. Che fosse davvero un rozzo, un «lazzaro» privo, a Corte, della benché minima autorità. E non è neanche difficile figurarsi i motivi e le dinamiche che lo resero così inabile al comando. Ferdinando, lo abbiamo visto, non fu mai realmente posto nelle condizioni di regnare, e per 65 anni non fu che una figura vuota, riempita di volta in volta di significati, scelte e volontà che provenivano da altre menti, da altri interessi e da ben altre attitudini. In quest’ottica, l’accidente leuciano può facilmente essere relegato come l’ennesima finta decisione del Re, come un esperimento condotto conto terzi, come il passatempo che qualche massone o intellettuale illuminato poté concedersi raggirando e manipolando un sovrano abituato a essere raggirato e manipolato. Potrebbe però darsi anche un’altra interpretazione, più benevola. Ferdinando aveva un regno enorme da amministrare. Ma l’aveva ottenuto ancora bambino, e coloro a cui era stato affidato continuarono a trattarlo come un bambino da far divertire e giocare anche quando l’anagrafe e le responsabilità avrebbero dovuto imporgli di smettere. Subì lo stesso trattamento dall’autoritaria moglie, e questo fece sì ch’egli coltivasse il continuo desiderio di passare del tempo lontano dalla corte, dalle decisioni e dagli intrighi che lo riguardavano solo nominalmente.  romantico, in quest’ottica, pensare che il Re abbia deciso di seguire il suggerimento di qualche amico illuminato e di provare a ricreare un «regno» a sua misura, in cui giocare a governare davvero e fin nel particolare più ordinario dell’esistenza di poche centinaia di anime che, per una volta, non facevano gola a nessuno di quelli che da sempre si contendevano il suo vero reame.