Varie, 27 agosto 2004
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Calcagno Giorgio
• Almese 9 settembre 1929, Cupra Marittima 26 agosto 2004. Giornalista • «’Sono valsusino”, si presentava con orgoglio, ma si sentiva anche un po’ genovese per gli anni giovanili trascorsi a Genova, la città del padre, dove si era laureato in lettere moderne con Walter Binni discutendo una tesi sul poeta cinquecentesco Francesco Berni. E all’occasione gli piaceva aggiungere alla sua biografia due particolari: le origini boeme della madre torinese e l’abilità musicale d’una nonna arpista. Calcagno esordì nel giornalismo nel 1953 al ”Popolo nuovo” di Torino. Per sette anni corrispondente romano del ”Radiocorriere”, allora popolare settimanale della Rai, si occupò in particolare della critica teatrale, che sarebbe rimasta uno dei suoi esercizi preferiti. Entrò alla ”Stampa” nel 1962, assunto da Giulio De Benedetti [...] Per tredici anni curò le pagine degli spettacoli, per altri tredici anni curò ”Tuttolibri”, che accanto a Lorenzo Mondo traghettò da settimanale autonomo a supplemento culturale della ”Stampa”, il più diffuso in Italia. Ritornato al quotidiano per guidare le pagine di ”Società & Cultura”, nel 1992 lasciò la ”macchina” del giornale per passare al ruolo di collaboratore, fino all’ultimo vissuto come una militanza. [...] Come uomo-macchina era un piccolo vulcano e un corridore. Sensibile radar per la notizia, sicuro nel valutare il fatto, era un incessante produttore di idee e un instancabile esecutore. Quanto a correre, correva davvero per i corridoi della vecchia sede di via Roma, poi in quelli più lunghi di via Marenco prendeva certe curve a tale velocità da sbandare, facendo sbandare chi incontrava. Si era fatto un buon fiato andando in bicicletta su e giù per i pendii della Valsusa [...] Il ciclismo, di cui sapeva tutto, era l’unica ragione per fargli accendere e guardare un televisore, l’unica passione per la quale metteva le corna alla ”Stampa”, andando sulle vette ad attendere gli scalatori d’una tappa del Giro d’Italia. Poeta, scrittore, soprattutto giornalista, Calcagno non disdegnava i premi letterari, ma le rare volte in cui si vantava di qualcosa certamente tornava al ”mestiere”. Per esempio, gli piaceva ricordare d’essere stato stimato da tutti i direttori succeduti a De Benedetti e d’essere andato d’accordo con loro: da Ronchey e Arrigo Levi a Giorgio Fattori, Paolo Mieli, Ezio Mauro, Carlo Rossella, Marcello Sorgi. Soprattutto a Gaetano Scardocchia era grato d’averlo voluto tra i ”selezionatori”, diceva sportivamente, dei ragazzi di Marentino, scuola di giornalismo durata una sola stagione, che tuttavia fu per la ”Stampa” il vivaio di un’eccellente leva di giornalisti. Aveva cercato di trasmettere loro quello ”stile Stampa” al quale per trent’anni si era dedicato con precisione e rigore, senza mai rinunciare all’innata cortesia, al rispetto dell’opinione altrui, alla correttezza dei rapporti. La sua mai appagata curiosità lo aiutò a vivere la trasformazione tecnologica del giornale, il passaggio dal caldo d’una sferragliante tipografia tra piombo e inchiostro al freddo dell’impaginazione staticamente eseguita al computer» (Alberto Sinigaglia, ”la Stampa” 27/8/2004).