Claudia Carucci, ཿLa Stampa 27/8/2004;, 27 agosto 2004
«Sto ancora soffrendo per un amore torinese andato male. Ma non mi ci crogiolo più. Mi guardo intorno, invece, e ogni sera mi addormento pensando che il giorno dopo sarà il gran giorno, quello in cui avrò l’incontro decisivo della mia vita
«Sto ancora soffrendo per un amore torinese andato male. Ma non mi ci crogiolo più. Mi guardo intorno, invece, e ogni sera mi addormento pensando che il giorno dopo sarà il gran giorno, quello in cui avrò l’incontro decisivo della mia vita. Sono una donna sola, in quella condizione di sospensione in cui tutto o nulla può succedere [...] Mi manca il contatto fisico, ma non il sesso, quello è relativo. Il contatto [...] io ancora non vedo segni di invecchiamento sul mio fisico, per ora reggo. Oddio stamattina me so’ vista una ruga nuova sulla fronte. Però può darsi che è perché ho preso tanto sole, boh [...] In amore non si può mai calcolare. Io credo nella natura divina dell’amore. Non penso mai ecco per me ci vorrebbe il vedovo o il cinquantenne divorziato. Al contrario sono convinta che possa arrivare di tutto. Potrei innamorarmi di un diciassettenne o perdere la testa per uno di 70 anni. In ogni caso non è che sto lì in attesa. Nel senso che mi dò proprio da fare per cercarlo [...] osservo, spio, guardo tutti gli uomini. Certe volte mi piazzo in macchina in modo da non essere vista e scruto quelli che passano. Li fisso. Il mio non è un ammiccamento, è uno studio antropologico. Esamino l’aspetto e intanto spero che facciano un gesto, che dicano una cosa che mi faccia capire, eccolo là, di quello mi posso innamorare. Solo che è complicato perché spesso quelli che guardo mi guardano a loro volta e io non sono solo una donna, sono anche un personaggio noto. A quel punto si sentono in diritto di tentare l’approccio. Vorrei poter dire a un uomo: per favore, posso studiarti senza impegno?» (Giuliana De Sio).