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 2004  agosto 26 Giovedì calendario

La location sarà l’ultimo piano dell’edificio Galata, in Darsena, sede del nuovo Museo del Mare di Genova

La location sarà l’ultimo piano dell’edificio Galata, in Darsena, sede del nuovo Museo del Mare di Genova. Qui, il 31 luglio, prenderà il via una mostra davvero unica nel suo genere: ”Transatlantici: Scenari e sogni di mare”. La caratteristica innovativa dell’esposizione, promossa da Genova 2004 e realizzata da Palazzo Ducale e dal Settore Musei del Comune di Genova, sarà la capacità di affrontare il tema della navigazione dei transatlantici in chiave europea, superando così il tabù nazionalista che aveva caratterizzato questa epopea. Per la prima volta in Europa, musei marittimi di diversi Paesi hanno lavorato insieme per selezionare opere e modelli di particolare significato, per una esposizione che intende celebrare una lunga stagione dell’Europa sul mare. Il periodo della mostra va dal 1838 (primo viaggio a vapore dell’Atlantico) fino agli anni Settanta del XX secolo, quando la navigazione transatlantica di linea virtualmente finì e i grandi colossi vennero demoliti o adibiti a crociere. Alla mostra partecipano il National Maritime Museum di Greenwich (il più importante museo marittimo del mondo) e l’Imperial War Museum di Londra (che custodisce le testimonianze della guerra marittima in Europa). Hanno dato il loro contributo anche il Museo di Amburgo, l’Association French Lines di Le Havre e l’Ocean Liner Museum di New York. «La mostra» spiega Pierangelo Campodonico, organizzatore e curatore, «non intende solo ricostruire una storia di navi, ma vuole anche rappresentare uno specchio della società europea tra due secoli cruciali, Ottocento e Novecento. Grazie a tecniche multimediali avanzate, il visitatore dell’esposizione di Genova si troverà quindi immerso in un filmato che gli farà rivivere la vita di bordo, i sentimenti, le attese dei passeggeri». Ma chi erano i clienti di questi transatlantici? Innanzitutto erano emigranti in cerca di fortuna. «La grande ondata migratoria iniziò nel 1870, dopo l’Unità d’Italia» continua Campodonico «e trovò il suo culmine nel primo decennio del Novecento. L’emigrazione, in quegli anni, non era un fenomeno solo italiano. Interessò anche le popolazioni che provenivano dall’Est europeo e dal Sud del Mediterraneo». Non a caso, proprio in questo momento, si vide un vero salto di qualità nella produzione della cantieristica navale: ecco quindi che dai primi vapori, da navi con propulsione a ruota, alcune addirittura ancora con le polene, si passò a veri e propri giganti. A navi come il Titanic che rappresentò una delle più alte espressioni dell’evoluzione navale, per lusso e tecnologia. Questa evoluzione toccò il suo apice alla vigilia della Prima guerra mondiale, con navi da 50 mila tonnellate. Si passò insomma da imbarcazioni senza fronzoli, come quelle che facevano rotta per il Sud America, tanto essenziali da non avere nemmeno le sale mensa, a navi curate anche dal punto di vista estetico. Intorno alla emigrazione si sviluppò un vero e proprio business: le diverse compagnie facevano a gara per accaparrarsi viaggiatori. Basti pensare che buona parte degli emigranti italiani non partirono con compagnie italiane, ma tedesche. La Veloce, poi, compagnia italiana di navigazione, era controllata da multinazionali del trasporto. Intorno agli anni Dieci del Novecento, si assisté a un vero e proprio braccio di ferro tra le compagnie inglesi e quelle tedesche: il primato della velocità toccò agli inglesi, imbattibili grazie a navi come il Mauretania; per il transatlantico più grande vinsero invece i tedeschi. Ormai i transatlantici erano navi assolutamente straordinarie per lusso, sfarzo e comfort. Il 75% dello spazio netto a bordo era destinato ai passeggeri di prima classe. Il restante 25% toccava invece ai passeggeri di seconda e terza, che costituivano, però, il 75% dei viaggiatori. In prima si potevano trovare dei veri e propri appartamenti privati. In seconda, invece, i passeggeri dormivano in camerate, più simili a dormitori. I transatlantici, insomma, furono lo strumento di una migrazione straordinaria in cui si miscelava l’umanità più povera a quella che trovava nel viaggio un ristoro turistico-culturale. Navi che trasportavano emigranti verso una vita migliore e che nella fantasia della gente divennero quasi mitologiche. Rappresentavano, per i più poveri, la forza di un sogno da inseguire a tutti i costi e per i più ricchi l’idea di una distinzione superiore. Ma nella mostra ci sarà pure l’ultima stagione dei transatlantici, con capolavori di equilibrio tra tecnica, arte e accoglienza come le navi Michelangelo, Raffaello, France, Queen Elizabeth 2. Tra i temi affrontati dall’esposizione, poi, anche alcune grandi tragedie sul mare, come il siluramento del Lusitania, e la collisione che affondò l’Andrea Doria. Per la prima volta in Italia, il visitatore potrà vedere i modelli di cantiere, grandi navi europee che hanno fatto la storia dei transatlantici. Navi tedesche come Deutschland e Imperator, inglesi come Mauretania e Queen Elizabeth. Molto importante il modello originale del Normandie, capolavoro dell’art déco, presentata dalla Compagnie Générale Transatlantique alla Esposizione Universale del 1933 a Chicago. «Tra i pezzi da non perdere c’è senza dubbio la campana di bordo del Rex, uno dei pochi oggetti rimasti dopo il bombardamento della nave avvenuto nel 1944» chiarisce Campodonico. «Ma c’è un altro ritorno a Genova, particolarmente importante: il Nastro Azzurro (Blue Ribband). Si tratta di un trofeo, creato negli anni Trenta del Novecento dal politico inglese Sir Harold K. Hales, per celebrare la nave passeggeri che attraversava l’Atlantico alla maggiore velocità». Disegnato da Henry Pidduck e realizzato dall’orafo James Dickson, il trofeo venne consegnato in una cerimonia ufficiale a Genova, per la prima volta, al transatlantico Rex il 20 agosto 1935. Dopo avere onorato navi come il Normandie, il Queen Mary e la United States, in anni recenti, il trofeo più importante dell’Atlantico, ribattezzato come Hales Trophy, è passato ai traghetti superveloci. Tra le testimonianze più drammatiche e relative alla guerra del 1915-1918, c’è il salvagente di uno dei superstiti del Lusitania, silurato il 7 maggio del 1915. Da non perdere anche la statua di Andrea Doria, un’opera d’arte in bronzo, realizzata da Giovanni Paganin, affondata con la nave omonima e recuperata dal subacqueo americano Dan Turner. La statua sarà posta in un allestimento multimediale che mostrerà un’allegoria dei naufragi. Infine l’opera più grande: una timoneria di piroscafo, risalente ai primi decenni del Novecento, in legno di teak; era l’alloggiamento dal quale l’ufficiale di guardia e il timoniere conducevano la nave. Parte originale di uno degli ultimi piroscafi per emigranti, è stata rinvenuta nei mesi scorsi sulle alture di Sori (Genova) e resterà come testimonianza permanente della navigazione a vapore al Galata-Museo del mare. Gennaro Scala