Mario Lenzi, Macchina del Tempo, agosto 2004 (n.8), 26 agosto 2004
Anche le antiche Olimpiadi avevano il loro bel giro d’affari, esattamente come le moderne edizioni
Anche le antiche Olimpiadi avevano il loro bel giro d’affari, esattamente come le moderne edizioni. Certo gli atleti non gareggiavano con nomi di sponsor tatuati sul corpo, ma il giro economico e politico dietro le quinte non aveva nulla da invidiare a quello dei nostri giorni. Innanzitutto, le Olimpiadi non erano le uniche manifestazioni sportive in Grecia: esistevano anche le Delfiche, le Istmie e le Nemee. Ma, poiché a Olimpia si celebravano competizioni da almeno due secoli prima che in altri luoghi, queste erano le più famose e le più sacre. A organizzarle era Elide, cittadina sotto la cui giurisdizione cadeva il santuario di Zeus. Per quanto le spese non fossero enormi (i luoghi delle competizioni erano stati costruiti durante i secoli e gli ammodernamenti non erano certo all’ordine del giorno), è giocoforza pensare che tale incombenza pesasse sulle spalle dell’oligarchia che governava la città. Il prestigio che se ne ricavava, in termini di politica internazionale, era enorme. Ma anche l’indotto che i Giochi creavano non era uno scherzo. Per cinque giorni, Olimpia diventava una grande sagra e, quindi, un gran mercato. I poeti erano pagati per scrivere inni agli atleti, gli scultori ben remunerati per le loro opere, e così via. Si pensa addirittura che esistesse una vera e propria attività manifatturiera, che costruisse ”in serie” le statue dei vincitori, tutte uguali, tutte con tratti idealizzati. Soltanto dopo la conquista della terza corona un atleta diveniva così famoso da potersi permettere una statua ”vera”, con le sue esatte fattezze fisiche.