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 2004  agosto 25 Mercoledì calendario

Rossa o nera, matura da luglio a settembre, ma definirla frutto sarebbe riduttivo. La mora, infatti, è in realtà composta di tanti fruttini semplici, che si chiamano ”drupe”, che però sono prodotti da un unico fiore

Rossa o nera, matura da luglio a settembre, ma definirla frutto sarebbe riduttivo. La mora, infatti, è in realtà composta di tanti fruttini semplici, che si chiamano ”drupe”, che però sono prodotti da un unico fiore. Saporite e nutrienti, le more contengono zucchero, pectina, vitamina A e C, materie grasse e olio essenziale con poteri battericidi, minerali come potassio, ferro e rame. Ottime se mangiate al naturale e per confezionare marmellate, gelatine e sciroppi, sono buone regolatrici dell’attività dell’intestino. Ben mature e succulente, sono lassative e combattono anche le costipazioni, perché sono ricche di vitamine. Hanno proprietà astringenti, efficaci per gengiviti e tonsilliti, e il loro succo è un utile antidoto contro le infiammazioni orali. Difficili da conservare, le more andrebbero mangiate appena raccolte. Attenzione però a coglierle lontano da strade trafficate, altrimenti si potrebbero ingerire le sostanze tossiche dei gas di scarico delle macchine. Se quasi tutti conoscono le more di rovo, quanti sanno che esistono anche quelle di gelso? A differenza del rovo, il gelso, utilizzato per l’allevamento dei bachi da seta, viene coltivato. La qualità ”bianca”, proveniente dall’Estremo Oriente, produce una mora bianca o nera, piccola e tonda; il gelso ”nero” invece, originario del Medio Oriente, ha un frutto nero o rosso scuro, grosso e oblungo. Oltre a stimolare l’apparato gastrointestinale, pare che la mora di gelso funzioni anche come sedativo del sistema nervoso. Diffusa fin dai tempi dell’antica Roma, la mora di gelso era molto apprezzata da Ovidio, tanto che un racconto delle sue ”Metamorfosi” narra come le bacche bianche del gelso siano diventate nere a causa del sangue versato dai due giovani e sfortunati amanti babilonesi Piramo e Tisde, morti per un tragico equivoco.