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 2004  agosto 25 Mercoledì calendario

è lungo al massimo 15 centimetri, è rosso tendente al nero, ha ciuffi di branchie, rosse pure loro, lungo il corpo; vive affondato nella sabbia che ingurgita di continuo e con cui costruisce canali tappezzati di fango

è lungo al massimo 15 centimetri, è rosso tendente al nero, ha ciuffi di branchie, rosse pure loro, lungo il corpo; vive affondato nella sabbia che ingurgita di continuo e con cui costruisce canali tappezzati di fango. Un grosso lombrico, insomma, bruttino e piuttosto viscido, a cui un giorno, forse, dovremo dire: «Grazie». L’animaletto in questione, infatti, il cui nome scientifico è Arenicola marina (così lo classificò Linneo nel 1758), potrebbe rappresentare una svolta nella ricerca di un surrogato del sangue umano.  noto, infatti, che in Italia (ma così anche nel resto del mondo) c’è sempre più bisogno di sangue per le trasfusioni. Del resto tutti sappiamo che di sangue ce n’è poco, nonostante gli inviti a diventare donatori si moltiplichino (e non saranno mai troppi). Da 30 anni e forse più, scienziati di tutto il mondo sono alla ricerca di un modo per produrre plasma, ad esempio dal sangue degli animali. Finora, tutti i tentativi di sostituire il sangue di donatori con quello di animali sono falliti a causa di reazioni allergiche e di danni ai reni; stessi risultati per i sostituti chimici, che provocano rigetto o vengono direttamente eliminati. Tutti i prodotti realizzati fino a ora, perciò, riescono a fare le veci del sangue per periodi limitati e solo per certe funzioni: il trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai tessuti, ad esempio, normalmente compito dell’emoglobina. E chi ha perso molto sangue ha bisogno di trasfusioni urgenti proprio perché cala la quota di ossigeno nell’organismo. Contenuta normalmente nei globuli rossi, l’emoglobina, animale o umana che sia, viene trasfusa allo stato puro, e spesso si divide in piccoli frammenti, che a loro volta possono intasare il sistema di filtraggio dei reni, danneggiandoli. La ricerca, allora, si è concentrata proprio sullo sviluppo di surrogati dell’emoglobina. Ed è a questo punto che entra in gioco il nostro amico vermiciattolo. Un gruppo di ricercatori francesi di Roscoff, nel locale laboratorio di oceanologia e biologia marina, che dipende dall’Università Pierre e Marie Curie di Parigi, ha scoperto che l’emoglobina estratta dall’Arenicola marina rappresenta un buon sostituto dei globuli rossi. Anche se simile a quello dell’uomo, il sangue del verme ha una caratteristica particolare: mentre l’emoglobina umana è contenuta nei globuli rossi, quella del verme è libera, senza involucro protettivo. I due coordinatori, Franck Zal e André Toulmond, sono giunti alla conclusione che «queste emoglobine hanno proprietà funzionali vicinissime a quelle dell’emoglobina umana». Di più: secondo Zal la molecola dell’emoglobina dell’invertebrato è così grande (circa 50 volte quella umana) da non poter essere filtrata dai reni, che quindi non corrono il rischio d’esser danneggiati. Esperimenti sui topi, poi, hanno mostrato che la sostanza non provoca alcun tipo di allergia. Infine, il rischio che l’emoglobina si spezzi in tanti frammenti è escluso perché la molecola del verme, oltre a essere straordinariamente grande, è anche robustissima. Insomma, le premesse ci sono tutte perché questo grosso lombrico, che i pescatori bretoni usano comunemente come esca, diventi uno dei protagonisti della medicina del futuro. Quindi, la prossima volta che ne trovate uno sulla spiaggia, trattatelo bene... non si sa mai.