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 2004  agosto 25 Mercoledì calendario

Quando ”Newsweek” nel 1996 pubblicò i risultati di un sondaggio sulle invenzioni degli ultimi cento anni «senza le quali non si può vivere», l’Aspirina era tra i primi cinque posti

Quando ”Newsweek” nel 1996 pubblicò i risultati di un sondaggio sulle invenzioni degli ultimi cento anni «senza le quali non si può vivere», l’Aspirina era tra i primi cinque posti. Da allora non sembra esser cambiato molto. L’ultracentenario prodotto farmaceutico mantiene intatta la sua popolarità. Lo confermano altri e più recenti sondaggi. I lettori del ”Reader’s Digest”, due anni fa, l’hanno nominata il farmaco di cui gli europei si fidano di più. E nel 2003 l’Istituto Britannico di Statistica Medica, dopo aver consultato 3.700 farmacisti di 13 Paesi europei, ha assegnato per la terza volta alla Bayer Health Care il premio ”Otc Mirror Award” come migliore produttore di farmaci «over the counter» (medicinali da banco, acquistabili senza prescrizione medica). Merito soprattutto delle miracolose compresse di acido acetilsalicilico (Asa) appannaggio del colosso chimico tedesco dal 1899. Da quando cioè il marchio Aspirina® venne depositato all’ufficio brevetti di Berlino. Derivato dalla combinazione di acido salicilico, elemento naturale presente nella corteccia di salice, con acido acetico, l’acido acetilsalicilico deve la sua fortuna al ventinovenne chimico della Bayer, Felix Hoffmann, e ai dolori reumatici del padre, per alleviare i quali venne inventato il portentoso antinfiammatorio. Da più di un secolo l’Aspirina spadroneggia negli armadietti per medicinali nelle case di oltre 70 Paesi nel mondo; il 60 per cento degli italiani tra i 14 e i 79 anni l’ha assunta almeno una volta negli ultimi due anni. In pasticche o compresse effervescenti la si prende come antidolorifico e antipiretico, per combattere sintomi dell’influenza, mal di testa, febbre o dolori reumatici, ma anche per limitare il rischio di disturbi cardiovascolari, infarto o ictus, di malattie neurologiche come l’Alzheimer e perfino nella prevenzione di alcuni tumori come quello del colon retto. L’ Aviation Health Institute, organizzazione americana che studia i disagi sull’organismo dovuti a lunghi voli aerei, consiglia addirittura d’assumere 300 mg di Aspirina la sera prima e 100 mg la mattina dopo il viaggio per prevenire la cosiddetta «sindrome da classe economica». Dal 1996, poi, la Food and Drug Administration indica l’Aspirina come farmaco «di prima scelta» per prevenire le patologie cardiache. E mentre le principali riviste mediche del mondo continuano a ospitare risultati sorprendenti sulle proprietà «parallele» dell’Aspirina, la Bayer ha istituito un concorso annuale, l’International Aspirin Award, che premia le migliori ricerche condotte sul suo prodotto di punta. Negli ultimi due anni il riconoscimento è andato a scienziati che ne hanno dimostrato l’efficacia nella prevenzione cardiovascolare e neurologica. Ma come può una sostanza funzionare in ambiti così diversi? Quali sono le caratteristiche che le permettono di avere un così ampio spettro d’azione? L’abbiamo chiesto a Giancarlo Pepeu, professore di farmacologia all’Università di Firenze. Che tipo di farmaco è l’Aspirina? Qual è il segreto di un indiscusso successo mondiale? «L’Aspirina appartiene a quella categoria di farmaci detti Fans, farmaci antinfiammatori non steroidei, che vengono comunemente usati come antidolorifici o antifebbrili. L’acido acetilsalicilico è un classico esempio di medicinale derivato dalla tradizione popolare. Nel ’700 si usavano infusi di corteccia di salice per alleviare vari tipi di sofferenze fisiche; nell’800 si passò all’acido salicilico e poi all’acido acetilsalicilico, ossia all’Aspirina, che mantiene nel nome la sua origine naturale: la Spirea è infatti una varietà di salice. Gran parte della sua fortuna come analgesico e antipiretico la si deve a ragioni di mercato. è infatti un prodotto poco costoso, ormai entrato nell’uso comune grazie a una diffusione capillare. Se ne producono dalle 10.000 alle 20.000 tonnellate l’anno e nel mondo anglosassone si può acquistare nei supermercati...». Basta un marketing efficace a giustificare il largo impiego? «No, certo, ci sono ragioni più profonde, anche se ormai il suo utilizzo come antipiretico o antidolorifico non viene più consigliato. Resta valido l’impiego nella prevenzione di malattie cardiovascolari. Per avere infatti un effetto analgesico o antifebbrile bisogna ricorrere a dosi elevate, pari a mezzo grammo o un grammo che possono comportare fastidiosi effetti collaterali a livello gastrico. Nella prevenzione delle malattie coronariche o dell’ictus invece bastano dosi più basse e quindi più sicure, circa 100 mg al giorno». Di quanto si può ridurre il rischio di infarto o ictus? A chi è consigliata questa terapia preventiva? «Lo scorso marzo uno studio pubblicato su ”Experimental opinion in pharmacological therapy” parlava di una riduzione del 20 per cento di eventi vascolari dovuta alla costante assunzione di acido acetilsalicilico. Ormai l’Aspirina viene comunemente considerata in ambito medico il farmaco antipiastrinico di prima linea e il trattamento di scelta per i cosiddetti Transient Ischemic Attack (Tia), che costituiscono i segnali d’allarme dell’ictus. Perciò chiunque abbia compiuto i 65 anni di età farebbe bene ad assumere Aspirina a titolo preventivo». Tutti indistintamente? E gli effetti collaterali? «Abbiamo già detto che i rischi per l’assunzione di basse dosi sono molto limitati, comunque esistono ed è bene tenerne conto. Per la sua attività antiaggregante l’Aspirina può comportare un maggiore sanguinamento, per cui attenzione a eventuali tagli, operazioni chirurgiche o visite dentistiche. Non c’è invece alcuna evidenza di nefropatie dovute all’assunzione di Aspirina. Esiste in alcuni soggetti una reazione chiamata ”asma indotta da Aspirina”, ma accade raramente. In età pediatrica è stato dimostrato il nesso tra assunzione di Aspirina e sindrome di Reye, malattia che può portare a gravi complicazioni neurologiche. Il problema è stato praticamente risolto evitando di somministrare ai bambini il farmaco in questione. L’Aspirina non è generalmente consigliata neanche alle donne in stato interessante, nonostante vi fosse stata l’ipotesi, poi smentita, che la sua assunzione potesse prevenire il rischio di preeclampsia, una delle serie complicazioni della gravidanza associata alla pressione alta». Come agisce l’Aspirina all’interno dell’organismo? «Fu John Vane, intorno al 1970, a svelare il meccanismo d’azione dell’acido acetilsalicilico e per questo ottenne il premio Nobel per la medicina nell’82. Scoprì che l’acido acetilsalicilico è capace di inibire le ciclossigenasi (COX 1 e COX 2) che producono sia le prostaglandine che il trombossano. Le prostaglandine sono responsabili dei fenomeni infiammatori e del dolore a queste legato; il trombossano è responsabile dell’aggregazione delle piastrine. Viene così spiegato sia l’effetto antipi- retico che quello antiaggregante, mentre resta ancora da comprendere esattamente la sua azione nella prevenzione del cancro e dell’Alzheimer». Che cosa può fare l’Aspirina contro tumori e malattie neurologiche? «Sembra parecchio in termini di prevenzione. Numerosi studi confermano la possibilità di limitare il rischio di cancro al colon retto grazie all’assunzione quotidiana in basse dosi. I dati parlano di una riduzione dal 36 al 75 per cento. In questi casi il meccanismo con cui agisce l’acido acetilsalicilico è più complesso. è probabile che l’inibizione delle ciclossigenasi si combini con altre azioni capaci d’influenzare la replicazione cellulare. Nel caso dell’Alzheimer poi la sua efficacia come prevenzione, anch’essa dimostrata, è ancora un enigma. Sappiamo da studi epidemiologici condotti su 15.000 pazienti che il rischio di avere l’Alzheimer si riduce del 50 per cento in quei soggetti che hanno assunto Aspirina per lunghi periodi. Ma lo stesso farmaco non ha alcuna efficacia terapeutica a malattia conclamata. Sugli animali funziona, ma sull’uomo no. Sembrerebbe in questo caso che l’inibizione delle ciclossigenasi non sia coinvolta. Probabilmente il fallimento si deve al fatto che l’Alzheimer nella maggior parte dei casi si evidenzia e viene diagnosticato già in fase avanzata, quando le cure sono oramai inutili». Aspirina elisir di lunga vita? «Attenzione, non illudiamoci! L’Aspirina può funzionare bene come prevenzione, ma non come terapia. è bene ricordarlo. Anche se una corretta azione preventiva può a volte evitare di dover ricorrere a terapie non sempre efficaci». Giovanna Dall’Ongaro