Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  agosto 25 Mercoledì calendario

«Il cuore, i muscoli del collo e quelli degli arti superiori. A livello fisico sono queste le parti del corpo che più di altre un pilota automobilistico deve allenare»

«Il cuore, i muscoli del collo e quelli degli arti superiori. A livello fisico sono queste le parti del corpo che più di altre un pilota automobilistico deve allenare». A parlare così è Riccardo Ceccarelli, direttore di Formula Medicine, il centro medico-atletico di Viareggio, dove viene «costruito» il fisico di molti piloti. «All’inizio degli anni 90 di che cosa accadeva nell’organismo di chi guidava non si sapeva nulla» ricorda Ceccarelli. «Coi nostri prelievi volevamo capirne di più. Ci trovammo di fronte all’indifferenza dei costruttori e all’ostilità dei piloti. I primi ci accusavano di far perdere tempo, i secondi vedevano messa in discussione la loro bravura». Invece, quando arriva a Formula Medicine, un pilota non vede affatto messo in dubbio il proprio talento. Spiega Ceccarelli: «La prima cosa che facciamo è un’attenta analisi cardiologica e la verifica del funzionamento degli organi interni attraverso esami del sangue ed ecografie». Subito dopo, il team medico-scientifico effettua una visita posturale: in altre parole si controlla come il pilota appoggia il piede a terra e lo stato di salute della schiena. Nel momento in cui il Gran Premio prende il via, infatti, il cuore schizza da 120 a oltre 170 pulsazioni e vi rimane per quasi tutte le due ore di corsa; al centro di una curva supera le 180. il momento di massimo impegno: lo sforzo muscolare è violento, l’accelerazione cui è sottoposto il capo arriva a quattro volte la forza di gravità. E presso il centro toscano si trovano dei macchinari che, dotati di un volante (senza però idroguida), simulano il carico di lavoro di una gara. Il cuore, poi, si rilassa solo in fase di accelerazione e, paradossalmente, quando si guida sul bagnato perché l’aderenza al terreno è minore. Dopo tutte queste analisi, che si ripetono almeno tre o quattro volte all’anno, inizia il lavoro atletico. Che parte subito con l’allenamento di tipo aerobico (bicicletta e jogging). E così si costruisce un pilota vincente.