Varie, 25 agosto 2004
Tags : Ani Difranco
Difranco Ani
• Buffalo (Stati Uniti) 23 settembre 1970. Cantante. Ventenne debutta con l’album che porta il suo nome, prodotto da un’etichetta che lei stessa ha fondato (la Righteous Babe) • «[…] Aspetto punk — rapata a zero agli esordi oggi con i dread, piercing e tatuaggi — che fa a pugni con il suo sorriso aperto è considerata la capofila delle riot grrrl, le ragazze ribelli del rock. Nelle canzoni parla di diritti delle donne, violenza sessuale, aborto. Lei ribelle, non allineata lo è veramente. Altre forse per convenienza. Negli anni Novanta si diceva che le Spice Girls e il girl power erano simboli di un nuovo femminismo. Ani ride: “Era mercificazione del femminismo, se non peggio. Come con le magliette di Che Guevara che non mi fanno più pensare alla parola ‘rivoluzione’”. […] Bisessuale dichiarata, Ani ha fatto delle battaglie sociali e politiche la sua bandiera. Ai suoi concerti vanno anche i sordi. Basta che avvisino in tempo gli organizzatori e sul palco arriva un’interprete che mima i testi delle canzoni. […] figlia di immigranti. Papà di origini romane (“È stato il primo della famiglia nato in Usa, ma aveva una mentalità da immigrante”) , mamma attivista politica che trascinava Ani nelle sue campagne porta a porta. “Ho avuto un’infanzia infelice. […]”. Si sente un modello? “Così si dice, ma sento di non essere sola. Unisco la mia voce a quella di musicisti ‘politici’ come Pete Seger o Utah Phillips, scrittrici come Arundati Roi o attivisti come Aung San Su Ki, la rivoluzionaria birmana […] Mi piacciono molto i film sulla mafia, quelli con Al Pacino. Il mio regista preferito però è Mike Leigh. I suoi film sembrano più teatro che cinema. Con Il segreto di Vera Drake ha fatto un incredibile ritratto del patriarcato mostrando cosa vuol dire essere una donna che non conosce nemmeno i diritti al suo corpo”» (Andrea Laffranchi, “Corriere della Sera” 29/3/2005) • «La sua storia sarebbe perfetta per un film hollywoodiano che lei non autorizzerebbe mai: lei troppo contro, la sua musica troppo scarna, il suo tempo scandito dalla musica. [...] potrebbe raccontare le due tournée con Bob Dylan e di come, almeno secondo i critici Usa, ha rivitalizzato un genere, il folk, che sembrava destinato a una lenta decadenza. Potrebbe essere una pellicola di sentimenti: si è dichiarata da sempre bisessuale, “perché”, spiega, “nascondersi non paga mai” [...] Ma è un film impossibile: difficile imbrigliare Ani Di Franco, una che quando aveva vent’anni e cento canzoni già pronte per il primo album, si fece prestare un po’ di soldi e fondò la sua etichetta musicale, la Righteous Babe. [...] era il 1989 [...] Quando aveva nove anni, cantava già nei locali ghiacciati di Buffalo, e fu notata da Michael Meldrum, un cantante folk e organizzatore di concerti per altre musiciste di nicchia, come Susanne Vega e Michelle Shocked: “Ani aspettava la sua lezione di chitarra in un negozio di strumenti”, racconterà il pigmalione, “e le chiesi di farmi sentire qualcosa. La ragazza con le trecce lunghe fino alle ginocchia si mise a suonare Wondering aloud dei Jethro Tull. Aveva una gran voce e non era una chitarrista qualunque”. Il primo album è del 1989: interamente acustico, scarno fin dal titolo, semplicemente Ani Di Franc", con cui la cantante si schierava di diritto fra le riot girls, le ragazze arrabbiate, con testi inequivocabili e un look radicale, tra tatuaggi e piercing ovunque. Nel ‘91 il secondo cd, Not So Soft (non così soffice). Il ‘92 e il ‘93 sono anni di ricerca, di avvicinamento a quel folk-rock che la renderà così amata dalla critica e dal suo pubblico: la svolta arriva con Out of Range del 1994, che contiene anche You Had Time, così cara a Nick Hornby [...] Da allora non ha più sbagliato, permettendosi anche qualche spregiudicatezza, come quando, nel 1999, incide L’internazionale assieme a un altro folk singer, Utah Phillips, in un album dal titolo Fellow Workers (compagni lavoratori). [...]» (Fabio Isman, “L’Espresso” 3/4/2003).