Varie, 25 agosto 2004
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Garcia Juan
• Carlos Bogotà (Colombia) 2 ottobre 1967. Cavaliere. In gara per gli azzurri alle Olimpiadi di Atene (2004) • «[...] arrivato dalla Colombia [...] per aiutare Muccioli a San Patrignano. Rimasto, diventato italiano e da anni fra i leader azzurri. [...]» (Nicola Melillo, ”La Gazzetta dello Sport” 2/10/2009) • «Primo ostacolo, quando aveva quindici anni. ”Mio padre Antonio voleva che studiassi per poi occuparmi dell’azienda di famiglia, invece io volevo diventare un cavaliere”. Questo sogno romantico e un po’ medievale, Juan Carlos l’ha difeso con l’orgoglio dei ragazzi testardi. ”Me ne andai di casa e partii per l’Europa. Amavo i cavalli, avevo avuto la fortuna di crescere cavalcando, il mio primo pony si chiamava Mora, avevo tre anni, mi ricordo”. Così andò in Francia, lasciandosi alle spalle una vita comoda e i soldi di papà. Cercò lavoro a Lione, diventando ”uomo di scuderia”. In pratica uno sguattero, ma vicino agli amati cavalli. E l’ostacolo sembrava abbassarsi un po’. ”Un mio amico mi presentò Vincenzo Muccioli che mi propose di cavalcare per la sua scuderia a San Patrignano. Era il 1987 e venni in Italia. Non me ne sono più andato, anche se Bologna mi manca moltissimo. la città che mi piace di più, ci ho vissuto a lungo, e adesso sto vicino a Milano”. Per la Colombia, Juan Carlos Garcia ha gareggiato in due edizioni dei Giochi: Seoul ”88 e Barcellona ”92. ”Ma era come correre da solo, non avevo nessuna organizzazione alle spalle”. [...] ha deciso di chiedere la cittadinanza italiana, e all’inizio non capiva se fossero ostacoli in più o in meno da saltare. ”Ho temuto fino all’ultimo momento che il passaporto non arrivasse in tempo, ho rischiato di non venire alle Olimpiadi ma poi qualcosa si è mosso ed eccomi qui”. L’ultimo balzo è oltre le attese, più in alto delle speranze: ”Sapevo di essere in forma, anche se non così. Il traguardo è ancora lontano, però il podio non è impossibile”. Quelli che lo conoscono bene, lo definiscono una persona molto gentile e delicata, davvero un cavaliere d’altri tempi. [...] ”San Patrignano mi ha dato tanto, Muccioli era una persona straordinaria, si prendeva solo otto giorni di vacanza all’anno e li passava a vedere cavalli con me, in giro per l’Europa”» (Maurizio Crosetti, ”la Repubblica” 25/8/2004).