Fabio Sclosa, Macchina del Tempo, luglio 2004 (n.7), 24 agosto 2004
L e leggi di Keplero potrebbero meritare un altro nome, magari quello di leggi di Brahe, e il loro (supposto) autore un ben altro posto nella storia, se fossero vere le ipotesi esposte dai coniugi Anne-Lee e Joshua Gilde nel libro ”Intrigo celeste”, uscito recentemente negli Stati Uniti
L e leggi di Keplero potrebbero meritare un altro nome, magari quello di leggi di Brahe, e il loro (supposto) autore un ben altro posto nella storia, se fossero vere le ipotesi esposte dai coniugi Anne-Lee e Joshua Gilde nel libro ”Intrigo celeste”, uscito recentemente negli Stati Uniti. Secondo i due, rispettivamente produttrice televisiva e giornalista, l’astronomo e filosofo tedesco Johannes Kepler (1571-1630, illustrazione 1) avrebbe infatti formulato le tre leggi sul moto dei pianeti carpendo dati e intuizioni raccolti per decenni dall’astronomo e alchimista danese Tycho Brahe (1546-1601, illustrazione 2). Non solo, per fare questo Keplero avrebbe architettato un piano diabolico: avvelenare il matematico imperiale che da due anni lo aveva accolto a Praga, somministrandogli due dosi di un composto di mercurio. Così, in breve tempo, Brahe morì, ufficialmente per una rottura della vescica, e Keplero divenne matematico imperiale al suo posto, proseguendone gli studi. Le prove su cui si basano i coniugi Gilder verrebbero dalle analisi, presentate nel 1993 a un convegno di Lipsia, che avevano scoperto nei baffi dell’astronomo danese tracce di mercurio.