Isabella Vergara, Macchina del Tempo, luglio 2004 (n.7), 24 agosto 2004
Per la prima volta si terrà in Italia il meeting annuale della Commissione Internazionale per la Caccia alle Balene, l’istituto incaricato di regolare l’industria della pesca, ma anche di proteggere le popolazioni di cetacei
Per la prima volta si terrà in Italia il meeting annuale della Commissione Internazionale per la Caccia alle Balene, l’istituto incaricato di regolare l’industria della pesca, ma anche di proteggere le popolazioni di cetacei. I rappresentanti di sessanta Paesi si riuniranno a Sorrento, in Campania, dal 19 al 22 luglio, per decidere le politiche da attuare. Dal 1986 i giganti del mare sono protetti da una moratoria che ne vieta la caccia, se non a fini di ricerca scientifica. Da allora, però, sono stati uccisi oltre 20 mila esemplari e tranci illegali di balena vengono venduti a peso d’oro nei mercati del pesce. «Noi saremo presenti, per spingere la Commissione verso la salvaguardia di questi animali» dice Massimiliano Rocco, responsabile di Traffic del Wwf, che farà parte della delegazione italiana. «Chiederemo che la protezione diventi più decisa, anche attraverso la politica dei santuari. A questo riguardo, ci impegneremo perché venga istituita un’area protetta nel Canale di Sicilia, tra Italia, Malta, Tunisia e Libia, dove sappiamo che le balene si riproducono e allevano i loro piccoli. Così come avviene per il santuario istituito nel 1999 nel Mar Tirreno, tra Francia e Italia, anche in queste acque, secondo noi, dovrebbe essere vietata la pesca con navi oceaniche, che con migliaia di ami tirano su tutto quello che abbocca. Vorremmo poi che fossero incentivati progetti di ”whale watching”, l’avvistamento turistico delle balene, naturalmente senza danneggiare il mare. Altro punto fondamentale: far rispettare il divieto di pesca con le spadare, reti lunghe chilometri in cui rimangono intrappolati anche i cetacei. Purtroppo queste tecniche sono ancora in uso in alcuni paesi del Nord Africa, in particolare in Marocco». La Commissione baleniera era nata per i pescatori, e oggi si trova divisa al suo interno tra chi vuole abolire la moratoria (Giappone, Norvegia, Islanda) e chi invece chiede una maggiore protezione per i cetacei (Stati Uniti e principali nazioni europee). «Lo scorso anno, a Berlino, era stato fatto un passo importante verso la salvaguardia, con l’istituzione, all’interno della Commissione, di un Comitato per la conservazione dei cetacei. Se finora sono prevalsi gli interessi di Paesi come il Giappone, che fanno stragi di balene dichiarando un fine scientifico, ora quest’organo deve finalmente diventare un punto chiave nel dibattito» conclude Rocco.