Varie, 24 agosto 2004
Tags : Alfonso Desiata
Desiata Alfonso
• Boiano (Campobasso) 27 gennaio 1933, Trieste 21 maggio 2006. Manager. « stato al vertice delle Generali due volte: prima come amministratore delegato, dal 1978 al 1990, e poi come presidente [...] A quest’ultimo incarico lo aveva chiamato Enrico Cuccia, che pure lo aveva costretto a dimettersi nel 1990 a causa di forti divergenze sulle strategie. Sotto la gestione diretta di Desiata, i premi raccolti dalla compagnia sono aumentati di 4,7 volte tra il 1977 e il 1989 (da 2.116 a 11.974 miliardi). Dopo la sua uscita, il ritmo di crescita è aumentato nettamente: tra il 1989 e il 2000 i premi raccolti sono saliti di 6,2 volte, passando da 11.974 a 85.998 miliardi. Gli analisti della Mediobanca hanno ripercorso al ralenty i fatti salienti del periodo 1978-90 in cui Desiata era amministratore delegato con le principali responsabilità operative. Confrontata con quella del gruppo Allianz, il concorrente più temibile che in quello stesso periodo registrava una crescita annua dei premi del 22,6 per cento, la dinamica del Leone di Trieste è risultata conservativa dell’esistente soprattutto per una ragione: l’assenza di acquisizioni significative. Anzi, proprio in quegli anni le Generali persero quattro occasioni d’oro per rilevare, a condizioni molto convenienti, altre compagnie: nel 1979 le attività assicurative della Montedison (soprattutto la Fondiaria); nel 1984 il gruppo Ras; nel 1987 la francese Midi; nel 1989 il gruppo tedesco Colonia. La colpa delle mancate acquisizioni, a parere dei vertici Mediobanca, fu soprattutto della scarsa determinazione di Desiata. Particolarmente indicative sono apparse le ricostruzioni degli episodi Ras e Midi. Nel 1984, quando l’Italmobiliare decise di mettere in vendita la Ras, il prezzo apparve subito interessante: una lira per ogni quattro di premi. Ma Desiata mostrò quasi disinteresse per l’affare, mentre il gruppo tedesco Allianz non si fece scappare la preda. Così rafforzò la propria posizione di competitor europeo delle Generali, tanto da costringere in seguito il Leone di Trieste all’operazione Ina per conservare la leadership sul mercato italiano. Arrivò poi il clamoroso insuccesso nella scalata alla Compagnie du Midi, una delle prime del mercato francese. In tre anni, dal 1987 al 1989, il gruppo Generali aveva incrementato la propria partecipazione azionaria nella Midi dal 12,2 al 16,3 per cento. Il boccone era pronto per l’affondo finale, sollecitato anche dai soci francesi di Generali, tra cui il vicepresidente André Rosa. Ma Desiata temporeggiò, lasciando così ai francesi il tempo di organizzare una difesa, che risultò vincente. Il gruppo Midi si è poi fuso con l’Axa e dalla ulteriore fusione dell’Axa con la Uap è nato il secondo gruppo assicurativo d’Europa [...]» (Tino Oldani, ”Panorama” 3/5/2001). «[...] Dirigente a 34 anni, amministratore delegato a 44. Un percorso di carriera decisamente insolito in una società, come le Assicurazioni Generali, che ha sempre avuto ai suoi vertici uomini ”maturi”, da Cesare Merzagora a Enrico Randone [...] Desiata, presidente della compagnia triestina dal 1999 al 2001, era un uomo colto, un tecnico delle assicurazioni, un manager determinato ma soprattutto pragmatico. Pochi sanno, per esempio, che dietro la legge sulla patente a punti c’è la sua mano. Da presidente dell’Ania, la Confindustria delle assicurazioni, carica che ha lasciato nel 2002, ha caldeggiato l’adozione della normativa che ha consentito alle compagnie di assicurazione di riportare al pareggio il ramo auto. Nato a Bojano (Campobasso) in una famiglia di piccoli imprenditori impegnati nel commercio del legname, Alfonso Desiata si è formato alla Normale di Pisa. Entrato alle Generali da neo-laureato, ne è diventato presidente nell’aprile del ’99 in sostituzione [...] di Antoine Bernheim, ritornato poi sulla poltrona di numero uno dopo la parentesi di Gianfranco Gutty. Anche l’alternanza ai vertici del colosso assicurativo è una chiave di lettura per comprendere il personaggio Desiata. Uno che per ben due volte ha osato dire no a Enrico Cuccia, cioè al suo principale azionista. La prima volta è nel ’90, quando si rifiuta di aderire al disegno di Mediobanca di conquistare il Nuovo Banco Ambrosiano rilevando il pacchetto di azioni messo in vendita dalla Popolare di Milano. Grazie a quel rifiuto Giovanni Bazoli aprirà le porte dell’azionariato ai francesi del Crédit Agricole, iniziando a costruire quella che sarà Banca Intesa. La rottura con Mediobanca si risolve con il suo allontanamento da Trieste. Desiata viene mandato a guidare l’Alleanza, la compagnia vita del gruppo, la principale controllata ma pur sempre una provincia dell’impero. Nessuna polemica. Lui ubbidisce. E qui la sua opera si rivela determinante nel rilancio della compagnia, che in meno di dieci anni moltiplica utili e giro d’affari. Importante, in quegli anni, è il rapporto con Bazoli, di cui diventa amico personale. Ma nel ’99 viene richiamato a Trieste. E lui, con spirito di servizio, accetta la nuova sfida. La seconda rottura si consuma alla vigilia dell’assemblea dei soci, nell’aprile 2001, quando Mediobanca, su proposta di Vincenzo Maranghi, indica Gutty per la presidenza. Desiata lascia, ma questa volta non senza esprimere pubblicamente ”profondo disaccordo”. Nuova destinazione, l’Ania. Appassionato di matematica, amico di intellettuali come Claudio Magris, Desiata amava la natura. Nei fine settimana coltivava l’orto nella sua casa di Attimis, in Friuli. Si dice che una volta si rifiutò di partecipare a una riunione domenicale perché doveva ”dare il trattamento ai pomodori”» (Giacomo Ferrari, ”Corriere della Sera” 22/5/2006).