Daria Egidi, L’Indipendente 15/08/2004, 15 agosto 2004
la dieta L’ospite perfetto, dunque, sa dir facezie e tenere alto il morale della compagnia. E gradisce le raffinatezze della tavola
la dieta L’ospite perfetto, dunque, sa dir facezie e tenere alto il morale della compagnia. E gradisce le raffinatezze della tavola. Perciò nei bauli da viaggio devono entrare anche le ghiottonerie, come il caffè e il cacao, che è una delle bevande più gradite (il cioccolato solido è un’invenzione del secolo successivo). Il cacao come sempre mette d’accordo un po’ tutti: per dire, nello stesso secolo Linneo lo classifica con il nome scientifico di Theobroma cacao (laddove Theobroma significa cibo degli dei), Giuseppe Parini gli dedica dei versi (S’oggi ti giova/ porger dolci allo stomaco fomenti/ sì che con legge il natural calore/ v’arda temprato, e al digerire ti vaglia/ scegli il brun cioccolatte), Voltaire lo usa per concentrarsi. Non è da meno il caffè, che serve anche per fare società: le cose magiche piacciono molto e va di moda trascorrere qualche ora del pomeriggio guardando i fondi nelle tazzine da cui trarre pronostici di vario tipo. Le carestie segnano il secolo e gli italiani scoprono le patate che vengono chiamate ”tartufi bianchi” da usare come base per l’impasto del pane e degli gnocchi, ma sulle tavole dei villeggianti trionfano le salse, come la besciamella e la maionese (arrivate dalla Francia, proprio come l’ultimo vestito), i ragù e le gelatine. Le esagerazioni imperversano e nelle sue teorizzazioni sul gusto uno dei maggiori gastronomi del tempo, Anthelme Brillat-Savarin, scrive: «La scoperta d’un nuovo manicaretto giova all’umanità più che la scoperta d’una nuova stella».